Pagina:Trento con il sacro concilio et altri notabili.djvu/233

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In Trento di nuovo non hà altro riposo Vigilio, che la fatica in estirpar Vitij, in piantar Virtù con mano avvalorata anche da prodigij; così che piantando egli, qual nuovo Apostolo, Dio dà mirabile l’Incremento.

Alle conquiste di Vigilio, oltre l’aiuto della Madre Massenza, e de’ due Fratelli, arride la cooperatione di Romedio Conte di Taur di lui coetaneo, il qual tornato da Roma, dove fù à venerare que’ santi luoghi, consignò al Trentino Pastore mille, e più Pecorelle ridotte alla sequela di CHRISTO. La gioia di Vigilio in veder Romedio, il Pellegrino, fatto Antesignano d’un tal’ essercito non fù maggiormente espressa, che con le lagrime offerte in tributo à DIO per tal Vittoria. Indi postosi sù le labra il cuore, bacia Romedio tenendosi buono spatio, com’è credibile, trà più devoti colloquii, & amplessi li due Santi.

Parte alla fine Romedio, per visitar la novamente convertita Valle di Nonn, e venerar insieme de’ tre Martiri il luogo santificato; e poco lungi s’elegge ritirata di solitudine sopra d’un Scoglio, dove à coperto del Mar del Mondo in Vita Anacoretica gode calme innocenti trà dolci horrori. Sin che domatore di Fiere, e più del senso passa qual vero Hercole di santità alla via lattea dell’Empireo.

Rimasto Vigilio in Città, quivi il confermar nella Fede i nuovi Christiani, il convertirne altri, l’instruir Catecumeni, & il battezarli è quasi