Pagina:Trionfo e Danza della Morte.djvu/35

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Alla sinistra sta accalcata una grande moltitudine, sfarzosamente vestita, di principi, ministri, vescovi, abati, d’ogni età e nazione, che inginocchiati ed a mani giunte scongiurano la inesorabile morte a voler loro risparmiare la vita. Primeggia un Pontefice che offre una coppa piena di monete, e sul davanti della scena o per meglio dire del sepolcro, tu vedi un monaco che porge un anello, un doge che lo imita con un bacile ricolmo d’oro, indi un feudatario che offre la propria corona. Ma i cadaveri che ingombrano il terreno, fra cui quello di un principe africano, manifestano come a que’ doni la morte non si impietosisce. Rimarchevole è il gruppo pieno d’espressione, ove figura un re in atto di maraviglia nell’osservare una preziosa gemma, che un mercante giudeo con gelosa circospezione a lui mostra. Felicissimo pensiero, che il pittore al certo volle esprimere, a contrapposizione dell’idea dominante in tutta quella moltitudine atterrita e piagnolosa al cospetto della morte; che cioè la vista delle preziose cose fa a certuni obliare sull’istante la dominatrice idea del morire.

Il quadro sottoposto rappresenta la Danza, come vien indicato dai versi scritti in caratteri gotici ed in una sola linea:


O ti che serve a Dio del bon core
Non havire pagura a questo ballo venire
Ma alegramente vene e non temire
Per chi nase elli convene morire.


Tali danze di consueto vengono rappresentate con un numero più o meno grande di personaggi, con altrettanti scheletri conducenti persone di vita militante. Trovandosi il dipinto mutilato da una parte (vedi il luogo segnato C nella Tavola sopradetta) non possono figurare il Papa, l’Imperatore, l’Imperatrice, il Re, il Cardinale, il Duca, ecc., personaggi che si trovano sempre figurati in tutte le Danze dalle più antiche alle più moderne, e che certamente saranno esistiti in origine eziandio in questa Danza.