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Convito, lo incoraggiavano a chiedere la protezione di Cane Scaligero. Di non minore oltraggio verso lo stesso Cane può sembrar colpevole il nono canto della terza cantica, nel quale Dante a Cunizza di Romano (forse per gratitudine di alcuna cura ch’ella ebbe in Firenze dell’infanzia di lui) assegna sedia immortale nel terzo cielo. Senza far motto del vincitore, prediceva Cunizza i fatti della Marca trivigiana e l’orrida fine dei tre Alighieri a Ferrara e la battaglia del 1314, per la quale Cane Grande acquistò Vicenza dai padovani. Un silenzio si disdegnoso è prova certissima, che Dante non era in corte dello Scaligero nell’atto del cantar di Cunizza. Né certamente vi fu insinoaché regnò in Pisa ed in Lucca l’amicissimo trionfatore, che aveagli aperto la patria di Gentucca. Or, nello scorgere qual fosse la riverenza dello Scaligero pel Faggiolano, fece cuore il poeta e raggiunse a Verona il suo congiunto e il suo capitano. Dimenticate allora le ingiurie, lo accolse Cane Scaligero; tanto pago di avere nella sua corte l’autore dell ’Inferno e del Purgatorio, quanto premuroso di non increscere al Faggiolano. E l’Alighieri, non potendo piú offerire al nuovo benefattore alcune delle due prime cantiche, deliberò di consacrargli la terza e non finita del Paradiso: ciò che fece scrivendogli una lettera in queste sentenze:

— Giá la fama della tua magnificenza si era sparsa dovunque in Italia: ma quelle lodi troppo grandi, e smisurate io le giudicava; né volli prestarvi fede infino a tanto che io stesso non fossi venuto in Verona. Giuntovi ultimamente, i miei occhi mi fecero certo che non avea mentito la fama; che anzi avea taciuto parte del vero. I tuoi benefici non tardarono a ricercare un esule, quale io mi sono, amantissimo, è vero, della mia patria, ma non dei fiorentini costumi. Ed or dicomi tuo, e mi ti profferisco: e tu, vittorioso regnator di Verona e di Vicenza, non dei avere a vile l’amicizia di coloro che coltivano buone lettere, trasmettitori delle commendevoli geste alla posteritá. La sete della tua grazia, nella quale sono ancora si nuovo, mi accende: ma per acquistar favore appo te non posso donarti se non alcuno dei miei scritti, fra i quali meno imper-