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dei primi popoli barbarici 153


rilevanti considerazioni, che ne scaturisca, è la diversitá della razza germanica e della gotica. Felici gli ostrogoti se fossero divenuti cattolici. La loro tenacitá nell’errore ariano feceli abborrir da’ romani; Totila stesso, che colmolli di tanti benefici, e che si nobilmente combattè fino alla morte, andonne rimunerato da essi con indegni modi, quasi lo pareggiasse con un Teodato, alla posteritá; né fuvvi cittá italiana, la quale non avesse preteso fino al secolo di Giovanni Villani d’essere stata distrutta da Totila e riedificata da Carlomagno. I longobardi per lo contrario, i quali tolsero cittadinanza e legge a’ romani, e caddero con si poca gloria, vidersi rimpianti da molti, ed imposero un caro nome ad una carissima parte d’Italia. Totila, che rifondò il regno de’ goti con pochissimi guerrieri, affranti da lunghe sventure, non lasciò dietro a sé la celebritá, di cui si circonda la memoria d’Arminio per aver egli tratto ne’ pantani di Teotoburgo l’incauto duce delle legioni. Quel fortunato cherusco, eccetto il coraggio e la scaltrezza, non rifulse per niuno de’ tanti altri pregi di Totila; e ciò solamente fuvvi di comune tra essi, che i loro elogi sonarono in bocca di scrittori, nemici alle loro nazioni; ma quegli ebbe a lodatore un Tacito, questi soltanto un Procopio.

Con voi, Giacinta Simonetti, piacquemi favellar delle cose contenute in questo epilogo, avendo voi compreso prima di molti, che io non m’era senza ragione travagliato ad investigar le nature de’ barbari, sopraggiunti a mano a mano in Italia. L’acume dell’ingegno vi fe’con rapido baleno conoscere, che, a voler illustrare il medio-evo, m’era mestieri di ben distinguere le razze, schivando i rimproveri del confondere insieme i popoli piú tra loro diversi. Ora gl’intelletti si vanno accostando alla vostra opinione; confortevole incoraggiamento a’ miei studi, e non ambigua testimonianza del valore, con cui sapete discernere ad un tratto le veritá fondamentali della storia.

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