Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/273

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Ma che giova parlar di ciò? Se un vano puntiglio fosse caro a’ due milioni fino al segno di voler invitare un re straniero, il punto di voler conservare l’italiano re comune, riconosciuto da tutta Italia, diventerebbe necessitá, sotto pena di perder l’onore pe’ sei milioni sinora non vinti da’ due. Perocché la siciliana vittoria non è che vano rimbombo, disgregatore degli animi. Ad ottenere la presente libertá durissime prove si fecero da’ napolitani per piú d’un mezzo secolo; ed il lor braccio aiutò i siciliani a conseguir quella, che or si pretende volger contro di noi. Ed ei basta ripetere ciò che oggi niuno piú ignora, d’essere i nostri soldati usciti da Palermo non per forza di battaglia, ma pe’ comandi avutine dal re. Poche sono le vedove di quei soldati; e tutti costoro son salvi, eccetto un piccol numero consumato piú dagli stenti che non dal ferro. Che cosa piú sono i soldati contro i popoli? Piú sommessamente parleranno delle loro vittorie, non dico i francesi, ma i milanesi ed i padovani e i veneziani ed i parmegiani che caddero in si gran numero sotto il filo di rabbiose spade straniere! Che altro fecero que’di Palermo se non riportare una vittoria morale su due o tre reggimenti napolitani, tenuissimo stuolo in si popolosa ed ampia cittá? Le conseguenze, noi nego, sono state immense in tutta l’Europa; ma Napoli si vide la prima fra tutte le cittá; Napoli die’ il segno alla Sicilia nel 24 novembre 1847; e le prime grida, che s’udirono in Palermo, furono gli applausi verso Napoli; si dia pure a Palermo il nome d’«eroica»; le si rizzino monumenti e si battano monete in onor suo: ma se ella, se ella eleggesse un Coburgo in re, sarebbe mestieri non chiamarla piú italica, si come finora si fece. La Sicilia da indi in qua si dovrebbe in tal caso chiamare una seconda Malta, quantunque la maggiore. No, la Sicilia è troppo saggia, e da essa non si recherá un si grave oltraggio all’Italia. Nell’atto in cui scrivo, fauste notizie giungono dall’isola: il parlamento aperto fra’ giulivi applausi della nazione con cittadina pompa e con religioso animo; un Amari, un barone Pisani ed altri egregi uomini seder nel nome di Palermo in que’ comizi elettivi, ed i pari