Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/331

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XXVI

Carissima amica, Uscirò piú tardi per vedere di trovare una locanda vicino a madama Formigli e al nostro Mannella, ed anche a noi, abitatori di due prossime colline, non separate se non dal vostro ponte di Ghiaia. Io sto bene oggi, ma il caldo ed il lavoro grande mi tengono abitualmente debole e mi costringono ad avere molti riguardi. Mi dispiace che dobbiate venire col bufalo, e che io non debba venire a prendervi. Ma sará meglio cosi, e, rinfrescata che sará l’aria, faremo qualche gita piú importante insieme. Sto lavorando sui miglioramenti che cadono appunto sui primi otto paragrafi da voi esaminati con cura speciale: vi prego adunque di lasciarli stare e di procedere all’esame del rimanente. Lascerò in sospeso fino al vostro ritorno la questione sul titolo dell’opera, ed anzi ne parlerete voi con Mannella, che si contenta eziandio del titolo: Introduzione alla storia dei popoli barbari che invasero l’impero d’occidente. Vedete se nella vostra lettura questo titolo del primo volume vi sembri proprio ed acconcio alla materia. Nel manoscritto vi sono molte citazioni, che servono per uso mio e non per la stampa dell’opera, le citazioni degli autori dovendosi fare in una tavola cronologica degli avvenimenti piú notabili, posta in fine del volume. Non so quanto possa piacervi lo stile del Y’eltro: a me certamente non piace: a quello stile intanto voi paragonate lo stile della mia opera, che neppure mi piace. In quali aridi campi mi sono io cacciato nello scrivere i primi tre libri! Ho paura che il sonno e la noia debbano trucidare un povero lettore, costretto ad ascoltare tanti nomi strani e tante narrazioni di costumi ferocissimi e quasi sempre uniformi! Ma che posso io fare? Volendo trattare dell’Italia