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ogni maniera di ambizione. Pur papa Bonifazio gl’invidiò quei riposi; ed avendo briga coi cardinali Iacopo e Piero dei Colonnesi, fu fama che chiedesse a Guido il consiglio, pel quale Dante punisce costui così acerbamente in inferno (Inf. XXVII). In quel punto non pensava Bonifazio che a riporre sotto Carlo II la perduta Sicilia, ed avea giá tratto Giacomo di Aragona contro Federigo il proprio fratello (1299). Questa era la sola guerra di grido in Italia negli ultimi giorni del secolo terzodecimo. E poiché la brevitá del mio instituto mi vietava di narrare alcune delle cose avvenute infíno a qui dalla morte di Federigo II, in poco io dirò quali nel finire del secolo fossero le condizioni delle contrade principali d’Italia.

La Toscana vivea tranquilla per la pace di Fucecchio. I genovesi, venuti al sommo delle glorie, aveano debellato i veneti. Giovanni marchese di Monferrato temeva innanzi tutto la possanza del ghibellino Matteo Visconti, nipote di Ottone arcivescovo e succedutogli nella signoria di Milano. Poiché Asti, Piacenza e le migliori cittá sì del Piemonte che della Lombardia seguitavano le parti di Matteo Visconti, Giovanni accontossi coi guelfi e col ferrarese Azzone VIII di Este, alla famiglia di cui si erano sottoposte Modena e Reggio. Questa famiglia nell’ottenere la cittá di Reggio vi avea ristabilito i possenti Roberti, ai quali apparteneva Guido di Castello, si noto per gli elogi di Dante (Purg. XVI, 125 e nel Convito). Brescia eleggeva in suo signore il suo vescovo per cinque anni: la casa di Corrado di Palazzo vi grandeggiava, né ultimo luogo vi avea Lantieri conte di Paratico. I signori di Correggio, e fra essi Giberto, lentamente al loro dominio assoggettavano Parma, coll’assistenza dei bolognesi: e sì gli uni che gli altri guardavano gelosi l’andamento e il far degli Estensi. Mantova sotto i Buonaccolsi, e Verona sotto Alberto della Scala vieppiú con Matteo Visconti stringevano i loro ghibellini legami. Fedele amicizia congiungea lo Scaligero al valoroso Guglielmo conte di Castelbarco, castello non lungi da Trento nella valle Lagarina; custodiva Guglielmo sull’Adige le strette delle Alpi: antica tradizione il credè poscia ospite dell’Alighieri. Nel rima-