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priori (febbraio 1): ma Bartolo Bianchi almeno dolevasi del primo come di colui che per prezzo di fiorini settantadue assoluto avea Cerrettieri Visdomini; e Cenno Griffoli accagionava l’altro di aver preso dugento fiorini dai figli di Vieri, cento da Cante de Prigionellis ed altri denari da Bindaccio Guidoni. Queste furono le prime sentenze apportatrici d’armi civili: per iscorgere qual fosse Dante in opera di baratterie, basta osservare l’iniqua differenza fra il giudizio dei due priori, e quello dei primi dieci non accusati da alcuno. E niun motto faceva il podestá di messer Corso e dei neri, che avevano saccheggiato Firenze. Moltissime altre condannagioni pronunziò Cante Gabrielli: nondimeno attesta Dino Compagni che a molte non consenti, e che non del tutto andò ai versi dei vincitori.

XVII. Nell’atto che ciò avveniva in Firenze, Uguccione della Faggiola e i suoi fratelli Ugo e Ribaldo insieme con Federigo di Monte Feltro fermarono pace con Malatesta di Verrucchio e con Guido III da Polenta: lieto il pontefice comandò al bolognese Ranieri dei Samaritani, chiaro poeta di quella etá, che assolvesse i Faggiolani e Federigo dalle censure. Da questo di Uguccione mostrossi non leggermente arrendevole ai voleri del papa; e, per la sesta volta podestá di Arezzo, attese con pacifici studi a riordinar la cittá, eletto un consiglio di cento che ne raccogliessero e pubblicassero gli statuti. Dante allora dimorava in Siena; infido ricetto, che in breve gli fu forza di abbandonare per venirne ad Arezzo. Qui egli conobbe il Faggiolano con messer Bosone di Gubbio; ma piú saldi vincoli di amicizia l’avvinsero a quello, per non parlare degli altri remotissimi della comune parentela cogli Onesti di Ravenna. I medesimi affetti politici, le medesime ambizioni agitarono la vita del poeta e del guerriero: buona pezza la vissero insieme; la terminarono poco di lungi l’uno dall’altro.

Firenze intanto si spopolava dei principali suoi cittadini: uscivano volontari per non essere spettatori dei furti e delle