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aver predetto ai suoi le calamitá che seguirono (Parad’. XVII, 66): ma tutto fu niente, né i bianchi ristettero. Dante adunque si tolse da essi, e partìper Verona; questo è ciò ch’egli dice, l’aver fatto parte a sé per sé stesso (Parad. XVII, 69); cercando il primo rifugio ed il primo ostello appo il gran lombardo (Parad. XVII, 70), Bartolommeo della Scala.

Né Uguccione restò in Arezzo; il che fu nuovo stimolo all’andare dell’Alighieri a Verona. Imperciocché i ravennati, per motivi di commercio e di rivalitá fra vicini, aveano intimato a Cesena la guerra; Bernardino da Polenta era capitano degli assalitori: Federigo di Monte Feltro ed Uguccione della Faggiola, non obbliosi delle ingiurie ricevute, il raggiunsero. Cesena, stretta di assedio, non fu soccorsa che da Uberto Malatesta conte di Chiazolo e figlio di Paolo il bello; quasi fosse fatale ai Malatesta ed ai Polentani di offendersi, dopo l’uccisione della coppia di Rimini. Uguccione assaltò furiosamente Cesena cogli aretini (ottobre 22), e s’impadroni dei castelli d’intorno; ma in sul finire dell’anno 1302 i bisogni di Arezzo lo richiamarono, e godè l’animo a Bonifazio VIII di vedere il guerriero temuto allontanarsi dalla Romagna. Federigo di Monte Feltro e Bernardino da Polenta proseguirono l’oppugnazione di Cesena (1303): il Faggiolano, podestá per la settima volta di Arezzo, fu spedito ambasciatore degli aretini al pontefice; che magnificamente il ricevè, confermandolo nella carica. Ignoransi ed il soggetto dell’ambasceria, e quali dritti avesse Bonifazio in Arezzo intorno all’elezione dei magistrati.

XX. Pei nuovi favori di Roma i sospetti dei bianchi contro Uguccione crebbero sì, che pieni di mal talento drizzarono i passi a Forlì, ov’era podestá Francesco di Carpigna dei conti di Pietrarubbia. Tutta immantinente di nuove armi, all’aspetto degli esuli fiorentini, risuonò la Romagna, rallentatosi l’assedio di Cesena (marzo): Imola, Faenza e Forlì si unirono contro Firenze: Bologna, per fare schermo contro Azzone VIII di Este che si era collegato coi neri di Firenze, inviò le sue