Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/57

Da Wikisource.

del veltro allegorico di dante 51


Utaldini fra loro insieme cozzanti dopo la morte avvenuta di Ugolino da Feliceione. Bologna, fatta piú baldanzosa pel trionfo dei fiorentini, corse a furore contro il cardinale degli Orsini, che proteggeva i bianchi; e il costrinse a sloggiare. Trattosi ad Imola il legato, privò i bolognesi dello studio e non risparmiò le scomuniche. Gli scolari ed i maestri ripararono a Padova; ciò fu insigne profitto ed ornamento a quella cittá, ove nel 27 agosto 1306 i pubblici monumenti additano Dante Alighieri, abitante nella contrada di San Lorenzo e presente ad un contratto dei signori di Pappafava.

XXIX. Senza dubbio l’amore del figlio avea menato l’Alighieri a Padova, per non privare il giovinetto dall’opportunitá degli studi. Tolto amichevole commiato dal Faggiolano, potè Dante agevolmente dalla Romagna girne a Venezia per mare, se amava di schifare gli stati guelfi di Bologna e di Ferrara. Trentanove giorni dopo il suo congresso coi Pappafava in Padova, l’Alighieri scorgesi giunto in Lunigiana, ove discese per Mantova e Parma governate dai ghibellini. Di Parma breve tragitto per Fornovo e Pontremoli mette in Val di Magra, nella quale il ricevè Franceschino Malaspina di Mulazzo cognato di Giberto di Correggio, e padre di Moroello; non che cugino dell’altro Moroello capitano del popolo pistoiese. Avevano guerra i Malaspina di Mulazzo col genovese Antonio Canulla, vescovo di Luni, che stanziava in Castelnuovo presso a Sarzana. Bramoso di pace, Franceschino pregò il poeta di volerla trattare; concedutogli nel di 6 ottobre 1306 ogni facoltá di fermarla. Dante non indugiò; e nel giorno medesimo fu stabilita in Castelnuovo la pace tra Franceschino ed il vescovo, gli atti della quale si custodiscono a Sarzana fra le piú onorevoli cose.

Avvenne a quel tempo in Firenze che avendo Gemma Donati commesso a Leone Poggi (figlio di una sorella dell’Alighieri) di cercare in alcuni forzieri talune carte, ne vennero vedute molte a Leone Poggi, le quali ei riconobbe scritte da Dante. Dino Frescobaldi, poeta fiorentino cui quelle furono recate, avendone preso piú di una copia, confortò Gemma