Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/72

Da Wikisource.
66 carlo troya


desideroso di giungere alla sommitá di un monte diedero tanta noia, che il costrinsero a volger cammino. Il conte Marchetti ravvisa nella valle o selva l’immagine dell’esilio del poeta: e nelle tre bestie, che sono il leone, la lonza e la lupa, scorge adombrate le tre potestá che cacciarono Dante fuori del seno dolcissimo della patria, cioè i neri di Firenze. Carlo di Valois e la corte di Roma. Le fiere, or Luna or l’altra, gli vietano di giungere all’altezza desiderata del rivedere Firenze. Perduta siffatta speranza per l’impaccio di esse, l’Alighieri si trasse indietro e s’imbattè in Virgilio, che gli disse doversi tenere altra via per giungere a quell’altezza (Inf. I, 91): ciò vale che Dante diessi allo studio e al poema. Con questo si mise nell’animo di potere quando che fosse placar la patria, cui egli avrebbe accresciuto la gloria, e richiamar l’amabile pace che dovrebbe ristorare Italia e ribandir gl’innocenti.

Siffatte avvertenze del conte, sulle quali nuova luce in un secondo lavoro egli spargerá, provveggono certamente a quelli che furono i bisogni e i desideri dell’esule, allorquando la condannagione al fuoco l’incolse. L’ingiustizia dell’esilio gli rammentava la patria ogni giorno, e non poteva egli dimenticare né la sua povertá né tutto sé stesso. Volendo adunque dipingere il suo stato, ei restrinse nel solo punto poetico della visione di aprile 1300 la narrazione allegorica delle sue sciagure dal priorato fino alla sentenza di Cante Gabrielli del io marzo 1302. Per terminare tanta miseria, non solo Dante accennò il pensiero di tessere il libro, ma Virgilio esortollo a sperare che generoso e soccorrevole un veltro nascerebbe tra Feltro e Feltro per cacciar la lupa da cittá in cittá, e rimetterla in inferno e salvar l’umile Italia (Inf. I, 106). Qui l’allegoria dirada i suoi veli; aperto si parla qui non di altro che dell’Italia; e non di tutta quanta ella era divisa dai monti e dalle signorie, si veramente di quella piú bassa che Virgilio elesse per cantar le maraviglie primordiali della fondazione di Roma, e le morti onorate cosi dei due amici troiani come della giovine guerriera del Lazio (Inf. I, 107-108). L’Alighieri adunque parlò della terra italiana, di cui piú gli caleva, dove sono rac-