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parte degli Estensi assediava Ferrara, la quale cadde in mano degli assalitori: Clemente V ne diè il vicariato al re Roberto di Napoli (1310). Meno felici furono le armi di Uguccione della Faggiola contro i fiorentini a Cortona (febbraio io): egli nondimeno riportò lode di coraggio e la rotta non indeboli la sua dominazione in Arezzo. Finalmente Arrigo VII, composti gli affari di Alemagna, debellati i conti di Carinzia e di Vittemberga, fermò il piede in Losanna, ove accorsero gli ambasciadori dei signori e delle cittá italiane: Lapo degli Uberti sosteneva le parti dei ghibellini esuli di Firenze. Al primo romore della venuta di Arrigo, Dante parti di Francia; fosse ito a Losanna o altrove per inchinarglisi, certamente non fu egli ultimo a salutarlo. E, riveduti i suoi compagni di esilio, cominciò pubblicamente a scrivere o ad operare in lor nome, non tralasciando talora d’impiegare il suo nome particolare, come nella lettera che innanzi la venuta di Arrigo ei drizzò ai due re d’Italia Roberto e Federigo, e ai senatori di Roma, ai duchi, ai marchesi, ai conti ed ai popoli tutti. Annunziava, che giá il re dei romani affrettavasi alle nozze d’Italia, e che a tutti avrebbe conceduto il perdono. E poiché infino al giorno di questa lettera, Clemente V si era mostrato favorevole ad Arrigo, il poeta dimenticò di avere un di riputata simoniaca l’elezione di quel pontefice, né omise di esortare le genti ad onorare il vicario di Pietro: vicina essendo l’ora in cui le potestá della Chiesa e dell’imperio avrebbero terminato le pene d’Italia, e lui cogli altri esuli ristabilito nelle loro cittá.

Ma i fiorentini travolsero così utili consigli e questa tanto giusta speranza, quando pervennero in Firenze gli oratori di Arrigo (luglio 3). Chiesero questi ricetto alle truppe dell’imperio, ed onori al re dei romani allorché venisse in Italia: cessasse tosto la guerra che ardeva tra i fiorentini e la cittá di Arezzo, cui presedeva Uguccione della Faggiola. Risposesi, non dovere Arrigo patire che in Italia barbare genti stanziassero: si sarebbe deliberato altra volta intorno alle rimanenti domande. Roberto di Napoli riscaldava siffatte superbie dei fiorentini; e poco stante si recò fra essi di Avignone (settem-