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siero di accordi, visto che le menti ghibelline da tutte le contrade italiane si volgevano ad esso (1314): ei solo non avea disperato, ei confortavale solo: e giá meditava il conquisto di Lucca. La morte di Clemente V aprigli a ciò piú agevole via (aprile 20), ristorando il coraggio dei ghibellini: ai quali, piú forse che lo stesso Bonifazio VIII, sembrò molesto un papa stato cotanto devoto a Roberto ed alla casa di Francia. Quindi l’Alighieri scrisse ai cardinali una lettera perché scegliessero italiano pontefice. Uguccione trasse profitto da cotali disposizioni dei suoi: e travagliò si fattamente i lucchesi da Pisa che li costrinse a restituirle i castelli un di ceduti dal conte Ugolino. Volle inoltre, il che fu fatto, che gli usciti rientrassero in Lucca: Castruccio Castracani degli Antelminelli riebbe con essi la patria. Infine Uguccione s’impadroni di Lucca, posto in fuga Gerardo di San Lupidio vicario del re Roberto: la cittá per otto giorni fu saccheggiata, ed il tesoro, che Clemente V vi avea congregato, andonne a ruba: giammai da molti secoli non si era fatto così pingue bottino. Matteo della Gherardesca si distinse fra coloro, che i primi entrarono in Lucca: ei meritò gli elogi del Faggiolano. In tal guisa la cittá venuta in mano dei ghibellini rivide i bianchi da lei scacciati fin dal 1301, ai quali maggiori mali che la stessa Firenze aveva ella recato: in tal guisa Uguccione consolava i pisani della morte di Arrigo, e rendevasi piú formidabile ai guelfi che l’imperatore non fosse stato. Dall’altra parte degli Appennini Ranieri II, detto Neri, della Faggiola figlio di Uguccione s’insignoriva di Borgo San Sepolcro, ed aggiungevalo ai domini della sua casa. E Francesco suo fratello fu da Uguccione inviato a Lucca primo podestá ghibellino.

XLVI. Minori successi ove non era Uguccione ottenevano gl’imperiali: Cane assaliva spesso i padovani, ma non di rado con danno: i Buonaccolsi di Mantova tentavano inutilmente di sorprender Ferrara, e di rimettervi gli esuli ghibellini. Pino della Tosa, di cui si è fatto parola, comandava in Ferrara pel re Roberto. Aiutati dai mantovani, gli usciti s’imbarcarono