Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 114 — |
🞻 🞻 🞻
Il giorno seguente, donna Clara era ancora a letto, quando Natalia, dopo averle versato il caffè,, le espresse di nuovo l’intenzione di lasciare il suo servizio, accertandola che non dimenticherebbe mai i benefizii ricevuti in casa Pallano.
La contessa ch’era una donna di fine accorgimento e che, non avendo mai mancato di tener d’occhio la ragazza, s’aspettava a una tale soluzione, si mostro afflitta della notizia, disse che non voleva tuttavia contrariarla in quei piani, dettati, senza dubbio, da giusti motivi, ma che s’attribuiva il diritto di vegliare sulla sua inesperta giovinezza e di guidarla nella scelta del nuovo posto.
Natalia, appagata nell’amor proprio, acconsentì di buon grado a questo patto e stette subito in traccia d’un opportuno collocamento.
Quando un’occasione si presentava ella ne faceva subito cenno alla padrona, la quale si dava premura di metterle dinanzi ostacoli e difficoltà insormontabili.
Questo accadde due o tre volte, durante l’estate. Intanto, Onorina aveva potuto riprendere i suoi impegni, il cameriere era partito, e una certa tranquillità triste era scesa nell’animo di Natalia prima, ch’ella fosse riescita a prendere una definitiva risoluzione.
In autunno, gli sposi si recarono nel Belgio per passarvi parte dell’inverno e alla fanciulla