Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/181

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cerbato, io penetrai collo sguardo desioso di purezza entro il dolce mistero della candida sua anima, io vi lessi delle divine gioie... A me pare di averla sempre conosciuta, Anna, io l’ho sempre veduta nel mio pensiero, ella era il sogno della mia triste giovinezza, ella è l’ardente visione dei miei vent'anni.... ella non è Anna Iorio.... per me è la donna che in sè i più grandi affetti accoglie in cui rifulge una spirituale maternitá....

— Siamo in chiesa, Mariano, mormorò la fanciulla molto commossa.

— Lo so, lo sento. Non tema. Una domanda ancora prima di lasciarci! Mi consente di lavorare con una fede inspiratrice nel cuore?.... il ricordo di lei, Anna, infiammerà il mio intelletto, ravviverà la mia fantasia troppo turbata.. Avevo cessato di credere nella virtù e se non l’avessi incontrata, Anna, forse, mi sarei perduto.

— Oh Mariano! mi lasci pregare! — e s’inginocchiò sul pavimento.

Io le rimasi dappresso col cuore in tumulto.

Dopo un lungo raccoglimento la fanciulla s’alzò, mi stese la sua manina, balbettando con tremula voce:

— Lavoreremo entrambi.

— Sì, Anna, lavoreremo. Apparteniamo al numero dei lavoratori. E mentre saremo materialmente lontani, ahimè! quanto, quanto lontani! l’affettuoso pensiero saprà ricongiungerci evocando l’ineffabile visione del ritrovo. Non è vero, Anna?