Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/213

Da Wikisource.

— 205 —


All’uscire della chiesa, mentre Nocera improvvisava una marcia di nozze, Emilia mi mormorò con tenerezza:

— Caro Curzio, come sei pallido!...

— Questi accordi penetrano nell’anima...

— Il tuo amico suona bene, non è vero? — ella rispose — peccato, io non capisco la musica.

E subito mi parve che nell’ora più memoranda della nostra vita, una grande distanza ci separasse.


🞻 🞻 🞻


Dopo una breve colazione tra gli evviva dei pochi amici, partimmo per il nostro lungo viaggio lasciando la villa in custodia di Fräulein Alwine.

Eravamo soli, e il treno correva, correva come incontro ad un ignoto destino. Penso spesso al momento in cui presi Emilia fra le mie braccia, in cui cercai le sue prime innocenti carezze. Ero sincero e nessun rimorso turba per me quella ricordanza. Nelle infinite e strane fluttuazioni del mio pensiero, mi parve allora che la tenerezza fraterna e protettrice ch’Emilia m’ispirava, potesse tenermi luogo dell’amore. Ma fu breve inganno. La sua anima non aveva misteri per me. Natura integra e scrupolosamente onesta, ma punto elastica, Emilia si rivelava in un sol giorno. Le lotte dello spirito le erano ignote e la poesia infinita della sognante giovinezza si riduceva per lei ad una stretta cerchia di rette ma