Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/244

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ma vi sono, vedi, per l’arte, delle ore che possono valere anni di felicità..

— Ah! quando spero averti ritrovato, allora proprio mi sfuggi! — ella mormorò, appoggiando la testa sul mio petto.

— Ti prego, non intralciarmi la via coi tuoi continui lamenti., ho bisogno d’essere libero — io risposi crudelmente.

— Perdona, Curzio. È il mio cuore che parlava... — ella balbettò — sollevando la testa, di scatto, come se le facessi paura.

Troppo irritato contro me stesso per impietosirmi di lei, non seppi dirle un’amorevole parola di conforto, e non fu senza sforzo che le diedi partendo il solito tenero addio.


🞻 🞻 🞻


A Torino, Irene era molto ammirata da tutti. Il suo valore artistico s’era nuovamente affermato. La prima sera la udii, recitare con Z... nella «Fedora». In certe scene la sua bellezza rifulgeva, quasi dolorosa, e io mi sentivo spesso torturato dall’efficacia del suo magico sorriso sul pubblico. Invano ella mi diceva nelle ore più dolci: — Non sai che vivo per te, che recito per te, che ogni mio pensiero e tuo?... La passione insodisfatta cercava sempre nuovi tormenti per alimentare se stessa.

L’«Eva Arnim» interpretata così sapientemente da Irene e dallo Z... mi valse un vero