Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/255

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Nel piccolo portafogli, sul mio petto, io tenevo il ritratto d’Irene, ve lo sentivo come una bragia ardente; sentivo il fremito delle sue mani morbide passare entro i miei capelli che mandavano scintille, e la voce armoniosa mormorare parole nuove d’amore; sentivo la fiamma del suo incantevole sguardo in cui i miei occhi estasiati si perdevano come in un orizzonte senza confine....


🞻 🞻 🞻


Quando Emilia ed io ci trovammo alla mensa, eredo che a ciascheduno di noi paresse vedere, dinanzi a sè, lo spettro del passato. Per fortuna Alwine era assente: non potemmo nè mangiare nè parlare.

Più tardi, scendendo nel mio studio, incontrai un domestico e una cameriera che portavano un oggetto nella guardaroba. Era la culla del nostro bambino che Emilia aveva sempre tenuta accanto al suo letto...

Entro la notte io risolvetti di partire. Non potevo più vivere a Villa Subeiras, avevo bisogno di andare in luoghi sconosciuti, fra gente straniera. Scrissi alcune righe ad Emilia per comunicarle questa mia determinazione per scusarmi se non potevo assolutamente acconsentire al suo desiderio. Ella mi rispose con la solita generosità: «Va e che il Signore ti protegga, ma non dimenticar mai che questa è la tua casa.» La scrittura