Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/315

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il suo volto era contratto dallo sforzo d’un interno combattimento e le domandò, non senza esitanza, se gli permettesse d’accompagnarla.

— Grazie, risaliamo insieme, ma prendiamo la via più lunga; non sono stata più capace di riscaldarmi dopo quella doccia. Ha tempo, dottore? — chiese la fanciulla con una dolcezza triste e affatto insolita?

— Ho sempre tempo per lei... — mormorò Rose, prendendole una delle mani ch’ella lasciava pendere inerti e fredde. — Non ha fatto la reazione?

— Non so, non mi ricordo.

— Eppure le avevo tanto raccomandato....

— Sì, ha ragione Lei è molto buono con me, lo riconosco, vedo che ho torto, ma non ho la forza di vincermi.

Camminarono, salendo, alcuni minuti uno accanto all’altra, in silenzio e lentamente perchè Manuela a stento si reggeva. Erano giunti, di viale in viale, a metà dell’altura e, senz’avvedersene, si inoltrarono sotto un lungo pergolato che faceva parte del parco e che finiva in un capanno di lauri. Ivi giunta la fanciulla si lasciò cadere, tutta palpitante, su una panca e, con voce soffocata uscì in un gemito:

— Io mi sento morire, mi sento morire!...

— Coraggio, coraggio, per carità, i mezzi di guarire stanno in lei! — mormorò Rose.

— Ma io non desidero di guarire! — esclamò