Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/322

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mio cuore, io m’accorsi che amavo ancora e peggio di prima... ma non era più un tranquillo affetto, era un tormento di passione.

Manuela aveva parlato piano, interrottamente, con una gravità superiore ai suoi vent’anni. Finito il racconto, ella disse con profonda tristezza:

— Ora, Rose, ella conosce l’origine della mia malattia, ora ella potrà comprendere il contrasto che mi lima la vita...

— La sua confidenza m’onora, e la sua afflizione mi dà una grande pena — disse il giovane altamente commosso — ma le cose non sono tali da escludere il rimedio. Il perdono è dolce, Manuela.

— Il perdono? Ho perdonato, sono cristiana. E come non gli avrei perdonato se l’amo ancora? Ma a che giova?

— Egli potrà ravvedersi... vi sono delle grandi follie giovanili.

— Come potrei sposare un uomo che non m’ispira una perfetta stima e che ha degli altri doveri?

— Certi errori non sono sempre senza scusa... In quanto al dovere, la società non è così esigente...

— A questa società codarda io non appartengo, e s’ella, Rose, la giustifica, io la compiango; non vi sono scuse e non v’è che una sola legge morale.

— Quanto l’ammiro! — esclamò Rose sempre più commosso e turbato — com’è raro trovare, anche nella donna, questa scrupolosa onestà di