Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/334

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— Una cura molto breve per lei che ne ha tanto bisogno! — balbettò il giovane colla voce strozzata.

— La continuerò a casa. Che vuole? la nostra presenza laggiù è necessaria, ci aspettano.

Mentre Manuela proferiva queste parole con una calma profonda, anzi con una certa sodisfazione, il giovane si sentiva morire. Il momento del distacco era giunto e conveniva affrontarlo, ma un tal gelo lo prese nel cuore che rabbrividì visibilmente.

— Ell’ha freddo? — domandò la signorina Aparia — non si sente bene? Stasera non m’ha fatto nemmeno il piccolo sermone di regola.

— Non posso.. stasera non posso — disse il medico, pur dominandosi. — Io guardo questo notturno paesaggio — proseguì egli facendo un cenno largo verso il firmamento palpitante di stelle. — E grande, non è vero? Ebbene a me sembra che la mente umana possa in sè accogliere un’altrettale grandezza quando giunge colla volontà a compiere nobilmente i suoi sagrifizi.

— Il sermone! — disse Manuela, con un riso argentino ma un po’ falso, che Rose sentì stridere entro di sè. Era un fuggevole ritorno all’antica sprezzante amarezza, e il giovane accorato mormorò:

— Non mi faccia male, Manuela, sia buona!

— Ha ragione, ha ragione. Sono di cattivo umore, mi compatisca! — esclamò la fanciulla di-