Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/389

Da Wikisource.

— 381 —


Vallarsa, ricondotta al castello degli avi, dalla generosità d’un creditore? Mai, mai! La sua povertà sola poteva aver dato a quel giovine l’ardire di farle una simile proposta.

E l’antico orgoglio le si rinfiammava in petto e l’anima non ignobile ma fuorviata dal pregiudizio fremeva entro la forma delicata e fina come se l’onesto amore di Moras fosse un insulto.


🞻 🞻 🞻


Quella sera la moglie dell’impiegato forestale posando; con la solita premura, un vaso di fresche rose, sul desco modesto, non potè a meno di osservare:

— Sono le ultime, la stagione passa.

Elfrida, ancor più pallida del consueto, volse uno sguardo distratto ai fiori e domandò con indifferenza

Chi ti manda queste rose, Dora? sei sempre ben fornita, È l’agente dei Moras?

— No, signorina, è il signor Enrico, che me le fa avere, di quando in quando, non per me sa, per lei.... Mi pregò di non nominarlo per non recarle pena.... è tanto buono e gentile....

— Sì Dora, è molto buono, ma, come dicesti, sono le ultime: egli non ne manderà più.

Dopo aver bevuta la scodella di latte appena munto che formava la solita sua cena, Elfrida si ritirò nella sua cameretta, si coricò nel suo candido