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sospetto. Piuttosto il timore che il giovane potesse scorgerla e avvicinarsele in quell’ora inopportuna la spinse ad uscire in fretta dalla chiesa. Ma non era ancora discesa dai gradini quando Alessandro la raggiunse.
— Annie, Annie, v’ho veduta appena adesso, perchè fuggite?...
— M’aspettano allo stabilimento. Ho detto a Merighi di venirmi incontro.
— V’accompagnerò io colla mia carrozza.
— Grazie, fa troppo tardi... e poi preferisco andare a piedi.
— Dio buono! quante reticenze... non sarebbe bene di finirla una volta con tutti questi scrupoli?
Il linguaggio era affatto nuovo. La fanciulla rivolse al giovine uno sguardo di dolorosa meraviglia.
— Andiamo, Annie! sii buona! — egli mormorò, prendendole una mano e coprendola di baci.
Ella ritrasse la mano vivacemente, sempre più sgomenta di quella familiarità improvvisa.
— E tu dici d’amarmi, d’amarmi tanto! — lamentò Alessandro con una certa tenerezza.
— Non sono queste le prove dell’amore — rispose la fanciulla, molto turbata — buonasera, marchese, io devo andare.
— Pochi passi ancora, Annie! lascia che venga con te un solo minuto ancora! — egli implorò con un accento pieno di passione.
Elfrida, sicura di trovare il giardiniere, accon-
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