Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/417

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tanina, il cui zampillo andava a frangersi sopra un contorno di felci rare. All’ombra delle palme rare s’ergevano a centinaia, fra le robuste foglie, dei grandi ciclami bianchi, e tutto intorno era una precoce fioritura di clivie e di amarilli. Pareva al giovine di fare un poetico e doloroso sogno. Ma Elfrida non tardò a ricomporsi e raccogliendo tutte le proprie forze, mormorò, con un mesto sorriso:

— Perdoni, signore... ella dunque desidera...

— Non si stanchi... potrò venire un’altra volta se me lo permette.

— Annie Revel non ha nulla da permettere, è qui per fare il proprio dovere coi clienti della casa Roccaoliva.... — disse Elfrida ritornando all’antica alterezza.

— Annie Revel meglio d’ogni altra donna per me... — esclamò il giovine con un impeto irrefrenabile — non è la vana questione di un nome. To onoro sovrattutto chi lavora, io rispetto la contessa di Vallarsa, ma per Annie Revel sento una specie di venerazione ...

— Moras! — ella interruppe, fieramente — non so come osi...

— Mi compatisca, signorina. Il suo segreto m’è sacro e nessuno ci sente. Io sono un amico, disprezzato è vero, ma sempre immutabile — egli proseguì dolcemente.

— Immutabile... — ripetè Elfrida con un sospiro soffocato.