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si riannodò le trecce disfatte e cadde in ginocchio accanto al suo lettuccio, con un singhiozzo soffocato.
Tutto quanto pochi minuti prima l’aveva esaltata e illusa d’una folle ebbrezza adesso si mutava in dolore. I ritmi voluttuosi della musica da ballo le risuonavano ancora all’orecchio con una penosa insistenza; ella sentiva le voci bizzarre delle maschere, le loro risa sguaiate, il frastono dell’orgia che incalza prima di volgere alla fine; ella rivedeva l’eleganza licenziosa e spesso abbietta del mondo femminile; le pareva di respirare quell’aria carica di profumi malsani, di polvere e di miasmi in cui aveva passato la notte accanto a tante donne volgari, presso a perdersi ella stessa.
La diletta presenza di Lodovico aveva coperto d’un fitto velo, al suo sguardo, la sinistra visione che doveva apparirle così chiara nel brusco risveglio del suo sogno.
Natalia sentiva ora più che mai l’infinita tristezza di quell’amore che non potendo tendere al giusto suo fine, l’unione. legittima, minacciava sempre di profanarsi con la colpa ma non era in grado di spiegare la condiscendenza della sua padrona che l’aveva esposta senza riguardo al pericolo, non riesciva nemmeno a comprendere per quale strana aberrazione ella stessa lo avesse con insolita leggerezza affrontato; le pareva d’essere sola al mondo, abbandonata, senz’appoggio, senza conforto.....