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la vita italiana 301


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Il funerale fu imponente per la pietà che quella morte aveva destato nell’alta società di Roma.

Vi andarono tutti. Collalto, afflittissimo, sapendo che la sua fidanzata non sarebbe tornata a casa, a quell’ora, venendo da Campo Verano, si recò da Teodora di Faucigny che sapeva molto legata cogli Hercolani. Era una specie di visita di condoglianza che intendeva farle, immaginando quanto ella, che prediligeva la piccola Luisa, dovesse essere addolorata.

Teodora si sentiva un po’ indisposta, ma riceveva egualmente; anzi non era sola. In presenza d’altri toccarono appena il tristissimo argomento, ma, per un tacito accordo, attesero entrambi che le visitatrici, due signore francesi, di passaggio a Roma, si fossero allontanate, per parlarne.

— Era un secolo che non avevo il piacere di vedervi, principe, - disse Teodora appena furono uscite — Siete molto innamorato, credo?

— Non si è mai innamorati abbastanza, contessa, disse Patrizio eludendo la domanda.

— Avete ragione. Clara è molto bella. Ma oggi siamo tutti tristi, non è vero? anche vol, Collalto, siete afflitto per quella piccola mortal... Io mi sento perfino ammalata... non ebbi la forza d’uscire. Voi foste al funerale?

— Ah sì, pur troppo.

— Povera Luisa, povera Luisa, che peccato! in quella fragile forma, palpitava un cuore ardente; nella sua mente era una forza d’ingegno superiore all’età... ma ella, modestissima, non si palesava a nessuno, € forse nessuno la conobbe al pari di me. M’aveva presa in grande confidenza, specie quest’anno, mi scriveva spesso, quand’ero a Bruxelles al tempo di Pasqua, e mi scrisse perfino: qui da Roma, quando la sua salute la tratteneva in casa... Ho una raccolta delle sue lettere, sono esuberanti di sentimento; forse, quella creatura in apparenza così soave, così mite, provava un bisogno irresistibile d’amare; forse il culto che nessuno mai osò professarle, perchè sembrava un angelo destinato ad un’altra vita, l’avrebbe salvata.

Teodora parlava colla solita languidezza malinconica, ma con un rimpianto pieno di sincera effusione e con un abbandono che Patrizio non aveva mai trovato in lei. La sua promessa di matrimonio con Clara la rassicurava di un pericolo che aveva temuto assai, non senza ch’ella sentisse i tiepidi allettamenti di quella paura. Adesso, il suo cuore era preso da un vago, inconsapevole rammarico che a volte la rendeva contegnosa e taclturna col principe, a volte invece, cedendo all’impulso dell’animo non più frenato da alcun timore, non esitava di dimostrare al giovane la benevola inclinazione, prima tanto combattuta.

— Volete leggere una delle sue lettere? l’ultima? continuò ella. Non è un’indiscrezione la mia. Io credo necessario che gli uomini conoscano questi tipi di donna così celati, così profondi nel loro spirito di abnegazione e di sacrifizio... non è vero? Ve la farò sentire io.

E, molto commossa, con voce alterata, scegliendo il foglio da un pacchettino di carte, già legate con un nastro nero, Teodora lesse:

«Mia diletta amica,

«Quanto mi scrivi è giusto. Forse esiste nel fondo del mio cuore una cosa latente che non oso nemmeno confessare a me stessa e a cui convergono tutti i miei pensieri. Non fui molto felice, Teodora; non conobbi mia madre; eppure, in mezzo a molte morali e fisiche sofferenze, la vita che tante disprezzano, m’apparve un giorno, sotto una luce serena. Mi sembrò che, nella continua battaglia di quaggiù, qualche cosa di sublime, una specie di faro di verità rifulgesse per la donna e mi sembrò che il suo campo d’azione, nel dominio degli affetti, fosse così vasto, da perdervisi, dolcissimamente...

«Quando mi trovo con altre donne e fanciulle rimango un po’ sorpresa delle loro idee, deiloro piani e vagheggiamenti e penso: sono dunque una sognatrice io?... sono una allucinata della fantasia che la vita reale poi dovrebbe condurre volgari transazioni? Ah no, no, Teodora mia, io mi sento nell’anima la forza d’amare, d’amar sempre ad onta di tutto, in questa e nell’altra Vita.

«Vedi, cara, comem’abbandono con te? sei l’unica forse.

«Io mi guardo intorno e veggo ovunque dei fantasmi, delle vuote parvenze di felicità traditrice..... il mondo non apprezza che la vanità delle cose. In certi momenti, la morte