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290 la vita italiana

290 ha in gran parte guastato, sono di minore efficacia e di minore importanza. Adamo è certamente l’abbronzato, robusto lavoratore, che Dio ha condannato a lavorare col sudore della sua fronte; ma, per quanto se ne può vedere, il Sodoma ha dato ad Adamo una fronte pensosa. Intanto che Eva prega, Adamo medita. Adamo ha quasi le fattezze d’un Prometeo, il Titano redentore dell’uomo, nel mito ellenico. Come il greco Prometeo ebbe nell’India un’origine fallica, e, per aver comunicato all’uomo la scintilla vitale penò quindi lungamente, così il peccato che Adamo sconta nell’umanità travagliata, fu un peccato fallico. Prometeo liberato e Adamo redento da Cristo, acquistano una nuova spiritualità più alta.

Ora non so se veramente il Sodoma abbia pensato a tutto questo; ma se, dal suo dipinto, quale s’è conservato, emergono maggiormente le forme erculee d’Adamo ed il rosso delle carni aduste dal sole, quella parte di testa che si vede ancora è tutta pensosa e lascia indovinare, anche per questo particolare, un concepimento altissimo.

La figura di Eva è leonardesca. Io lascio agli storici dell’arte il determinare il come e il quando il Sodoma sia passato dalla prima 10 LA VITA ITALIANA maniera del Perugino a quella di Leonardo o di Raffaello; ma, a qualunque de’ tre grandi maestri il Sodoma si accosti, egli è sempre originale.

L’anima, ch’è la migliore parte de’ suoi dipinti, è tutta sua. Ora è quest’anima che rende suggestiva l’opera del Sodoma, sia che faccia orare Eva con le forme di Venere e colla pietà della Vergine, sia che ci mostri, diversamente svenuta, la Mater Dolorosa, o Santa Caterina.

Nella mia grande adorazione per l’arte, conosco pochi artisti del risorgimento italiano che abbiano un potere affascinante come il Sodoma. Egli è grande, a fianco di Raffaello e di Andrea del Sarto, a fianco del Perugino e di Leonardo. Ma il Sodoma non si ammira bene ed intieramente fche a Siena: non incresca dunque che, nella mia terza visita alla forte e gentilissima città toscana, io abbia cresciuto un po’ di nutrimento spirituale alla mente innamorata di cose belle, per far parte di questo nuovo godimento a quei lettori ed a quelle lettrici della Vita Italiana che sentono con me, anche fra le tempeste e l’uggia della politica, il dolce fremito dell’arte immortale.

ANGELO DE GUBERNATIS.


IL ROMANZO DI LUISA HERCOLANI

Il giovane principe Patrizio di Collalto alzato da poco e, sdraiato in un ampio seggiolone antico, fumava con voluttà la. sua prima sigaretta, nell’elegantissimo gabinetto, puro stile del quattrocento. Stava ancora dinanzi a lui, sul grande tavolo fornito di libri, il vassoio del thè col servizio di porcellana inglese a piccoli fiori, e il cameriere che aveva portata la posta, sparecchiava tranquillo.

Il giovane dette un’occhiata alla sua corrispondenza e ad un fascio di giornali, di opuscoli e di riviste; sorrise scorgendo la lettera profumata di reseda e distinta dal motto spiritoso d’una ballerina molto in voga, che egli corteggiava, e quella austera, col grande bollo azzurro d’una superiora di convento che gli chiedeva un sussidio per una chiesa povera; lesse rapidamente una partecipazione di nozze e due partecipazioni funebri, e, congedato il cameriere, si trattenne a lungo a contemplare una busta di carta a mano coll’indirizzo di un carattere largo, a lui ignoto.

Era certamente una donna e una donna bennata che scriveva, ma la carta bianca, impersonale, non gli recava alcuna di quelle sottili e particolari fragranze che fanno subito riconoscere gli oggetti provenienti da una signora raffinata.

Finalmente, rinunziando, per la curiosità, alla vaga mentale indagine, egli risolvette d’aprirla e vi trovò un foglietto con queste righe: