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Il sacrificio di Ieronima 11


sempre quelle care stanze ove aveva vissuto col padre suo in un’intensa felicità dello spirito, rinunciando a tutto un passato di altissime soddisfazioni intellettuali, era un’amarezza per lei quasi insuperabile.

Tuttavia le circostanze urgevano: un signore aveva chiesto in affitto l’appartamento che non metteva conto di tenere. Giordano, da uomo positivo qual era, non voleva lasciarsi sfuggire la buona occasione e spingeva insistentemente la sorella a concludere.

In quella triste serata, quando il desinare fu finito e i bambini sonnacchiosi si dispersero sulle seggiole e sui sofà, egli trasse Ieronima in disparte per tornare alle sue tenaci esortazioni.

— «Sono tre giorni che ti prego!..» ripeteva il giovane, «sarebbe contento anche il babbo se tu m’ascoltassi.»

— «Il babbo, poveretto! forse...

— «Senza forse, Ieronima. Ne sono sicuro, perché un giorno durante la sua malattia, parlandomi di te, mi espresse questo desiderio. Qui trovi una famiglia... che cosa diverresti così, sola al mondo, senza appoggio, senza mezzi?... Rifletti un poco...»

— «Domani... domani..!» mormorava leronima angustiata.

— «Perché domani? perché esiti tanto? che cosa vuoi fare se non unirti con noi?»

— «La pianista vorrei fare!» disse la fanciulla, con un certo esaltamento, tornando sempre alla sua idea fissa; — «quella è la mia vocazione!..»

— «La pianista! quale idea! una ragazza sola, errante per il mondo come un’avventuriera... e poi... a dar concerti c’è il caso di morir di fame. È pieno il mondo di concertisti disperati.»

— «Non sono tutti eguali, Giordano.»

— «Tu dunque ti supponi fra i migliori?»

— «Ora no, certamente, ma credo che lo diverrei...», rispose Ieronima con dolcezza.

— «Questo non si può sapere, sono, cose troppo incerte io farne la prova e perdere tempo e denaro in vane illusioni...

La fanciulla lo guardò con un’espressione di accoramento profondo; non aveva mai misurato con tale sicurezza l’abisso morale che la divideva da suo fratello. Ma il giovane, nulla comprendendo, continuò imperturbato:

— «Dà retta a me, Ieronima, lascia da parte codeste fantasticherie e ringrazia il Cielo di poter trovare un posto sicuro nella mia casa... rifletti anche alla volontà espressa dal babbo .

— «Caro babbo mio!.. non credo che fosse la sua volontà assoluta, egli mi conosceva troppo... ma, domani... a quest’ora, forse... ti saprò dire...», concluse la fanciulla tristissimamente.