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Il sacrificio di Ieronima 19


— «Cerchiamola insieme, la ritroveremo la musica!» sclamò con uno slancio il fanciullo.

Ieronima coperse di baci la cara e geniale creaturina; ma molti’ giorni trascorsero prima ch’ella riaprisse il pianoforte.


In quella numerosa famiglia, c’era da fare assai. La moglie di Giordano, da più mesi indisposta, non concludeva nulla. Tra la spesa, il ripulimento delle stanze, il bucato continuo per i bambini, il risciaquare e il portare l’acqua e la legna, la domestica era occupata da mane e sera; per necessità Ieronima doveva dare una mano in cucina all’allestimento dei cibi, e molte volte, quando Serafina stava meno bene, era costretta a preparare tutto lei. Poi c’era sempre un monte di biancheria da rivedere ed aggiustare.

I piccini si mostravano tutti d’indole spensierata, meno Valdo che ricordava il nonno e che possedeva una di quelle tempre tranquille che solo le circostanze appassionano ed infiammano. Roberto, il maggiore, era l’immagine fisica della madre e prometteva di assomigliarle anche moralmente, così Peppina, la terza: creature molli e neghittose, sembravano già predestinate alla più comune mediocrità della vita. Sandrino palesava, a sei anni, precocemente, un ingegno positivo e calcolatore.

I più piccoli, Nena e Carluccio rimanevano ancora allo stato d’incognite; e tutti saltavano, facendo un chiasso indiavolato, resistendo alle fiacche e querule ammonizioni dell’impotente Serafina.

Giordano stava parte del giorno all’ufficio; le ore libere le passava in casa, in un angolo della camera da pranzo, ridotto ad uso di studio, a scegliere e registrare certe antiche carte di famiglia, per incarico d’un ricco signore.

Egli lavorava con visibile stanchezza, chinandosi sotto il cappello d’una piccola lampada a petrolio, infastidito dai figliuoli che gli si accalcavano d’attorno. Alle nove, quando Ieronima e Serafina li avevano collocati a due a due nei loro lettucci e un grande silenzio cominciava a regnare nella casa, Giordano metteva da parte le sue pergamene, andava a sedere accanto alle due donne, presso la tavola da pranzo, e studiava da capo a fondo la Gazzetta di Firenze, che un impiegato superiore da molto tempo soleva cedergli in seconda lettura.

Serafina era sempre sprofondata in qualche romanzo di biblioteca circolante e Ieronima portava seco, dalla sua cameretta, un libro prediletto, una cara reliquia del tempo passato; ma in fondo, il libro era un pretesto, ella non sempre leggeva: una pagina, una strofa, un aforisma bastavano a rievocare nella sua mente le più care visioni, e il suo triste pensiero amava di errare lontano nel dolce mondo della ri-