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la fanciulla straniera 15


— Io non avrei potuto far nulla che mio padre ignorasse... D’altronde me l’avrebbe letto in viso, perchè ero solita di confidargli i miei più intimi pensieri — disse Anna con tristezza.

Dorabella si strinse un po’ nelle spalle e si mise a ballare in tondo per la stanza.

— Senza rimorso! — cantarellò ella ridendo, su una nota aria d’operetta — e dunque Aennchen — riprese poi con una graziosa smorfia — tu che vesti bene senza saperlo, per adempiere a ciò che chiami un dovere estetico, a me che sono bionda conviene meglio il rosa o l’azzurro?

— Il rosa, Dorabella, il rosa, senz’altro. È un biondo tenero e mite il tuo che ha bisogno di circondarsi di tinte gioconde come le illusioni...

— Che peccato! se avessi potuto venire anche tu! — lamentò Malvina poco appresso, mentre s’avviavano con donna Ortensia.

— A Berlino, ove tutti ballano con frenesia, una volta, da giovinetta, mi ci divertivo. Quando si ha molto sofferto, certi diletti ripugnano... e a Roma, forse, non sarei stata capace di ballare mai. Non compiangetemi! si sta così bene a casa!

Dopo aver accompagnate le sue eleganti cugine fino alla scala, Anna rientrò nel piccolo salotto del gineceo, ove, essendo stato giorno di bufera, ardeva il fuoco in onor suo, accostò freddolosa un tavolino al caminetto e dopo aver raccomandato alla cameriera che aspettava, di coricarsi fino all’arrivo delle padroncine, si dispose alla veglia solitaria.

La sera donna Ortensia riceveva sempre, oppure usciva colle figliole, deplorando che sua nipote avesse così poca inclinazione per andare nel mondo. La fanciulla sentiva il bisogno di raccogliersi, di riordinare le sue memorie, di corredarle d’appunti e di note storiche. Una sol volta ella aveva accondisceso di accompagnarle da donna Lavinia Collalto, una delle signore più intellettuali di Roma, le cui sale accoglievano giornalmente il fiore dell’intelligenza e della celebrità. Illustre ella stessa per le sue dotte pubblicazioni, l’eletta signora amava di nascondere il proprio merito nell’ombra e non diffondeva intorno a sè che una viva luce di dolcezza e di cortesia. Nella folla cosmopolita che le passava dinanzi ella sapeva subito discernere con fine accorgimento quegli esseri che, non per l’ingegno, la coltura, la genialità, ma per l’elevatezza nativa dell’animo si rendevano superiori, sapeva anche attrarli e incatenarli con un fascino speciale. Quando Anna le fu presentata, ella le vide tosto in fronte l’insolito raggio e glielo disse e Anna provò la commozione inef-