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Pagina:Turco - La fanciulla straniera.djvu/20

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18 la fanciulla straniera


— È una teoria pericolosa! — disse il giovane — non vorrei adottarla!

— Dipende dai temperamenti e dai principi educativi — mormorò Anna, con un lieve sorriso, pensando che quei giorni Malvina leggeva di nascosto “Une page d’amour.„

— E questo che cos’è? — interruppe il giovane, scorgendo sotto una rivista medica i foglietti delle bozze.

— Un mio lavoruccio.

— Da pubblicarsi?

— Sì, una novella.

— Non sapevo che tu scrivessi! — esclamò Decio che si era oscurato in volto.

— Non mi pareva che valesse la pena di parlarne. Da bambina composi dei piccoli racconti che non dispiacquero. Più tardi tentai di mandare un bozzetto a un giornale letterario, che non lo rifiutò. Dopo ho sempre continuato. Mio padre n’era contento e m’incoraggiava.

— Dunque non solo dottoressa in medicina, ma anche scrittrice! — continuò il giovane, tentando indarno di dissimulare una certa amarezza.

— Oh! nè dottoressa, nè scrittrice ancora. Spero che lo diverrò col tempo. Se queste mie Spitalgeschichten, che un editore di Lipsia pubblicherà fra breve, incontreranno il favore del pubblico, allora... chissà! — disse la fanciulla con un raggio nello sguardo.

— E noi leggeremo! — disse il giovane, studiandosi di reprimere la propria contrarietà e di apparire disinvolto, mentre la sua faccia tradiva, oltre un certo imbarazzo, una specie di accoramento. — Mi dispiace, ma devo scappare... addio Aennchen! — concluse egli accomiatandosi.

Infatuata dalle sue speranze d’arte, che prima supponeva egli potesse condividere, Anna s’accorse soltanto allora, da quel breve, frettoloso saluto, che Decio, in fondo, la biasimava, e stette immobile, seguendolo con gli occhi colmi di meraviglia. Poi fece una risoluzione improvvisa, e preso un foglietto di carta da lettere scrisse rapidamente, coll’impeto d’uno sfogo da lungo tempo represso:

Carissimo amico,

Sono trascorse sei settimane... giorni brevi e lunghi insieme in cui ho sofferto e goduto come in una vita intera. Non indarno Stendhal scrisse che chi non ha conosciuto il dolore, non