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24 la fanciulla straniera


noto materialista, che esigeva dalla moglie un’assoluta convinzione dei dogmi religiosi? non ti pare un colmo? Aveva bisogno della garanzia di quella fede!

— Tu sei una ribelle, cara Anna! — ribattè Decio, sempre sereno.

— Certamente. Non cesserò mai di ribellarmi ai pregiudizi! — rispose la fanciulla con impeto — gli uomini hanno il culto dei propri istinti! Per buona sorte queste regole contano qualche rara, nobile eccezione. Nei centri intellettuali (ciò avverrà dunque anche a Roma) l’amore associa qualche volta uomini e donne per un alto fine comune d’arte, di scienza, di filantropia, d’educazione. Essi riescono a realizzare l’unica vera felicità di quaggiù, la profonda unione di due creature nella gara ardente di sfruttare le proprie forze a vantaggio del bello e del buono, essi conseguiscono la tenera e quasi sovrumana fedeltà degli affetti miranti a uno scopo superiore.

— L’ingegno non è sempre disgiunto dalla grazia, mi pare! — disse il giovane con intenzione, sentendo vibrare, dopo tutto, una corda latente in fondo al suo cuore, poi, dopo un breve silenzio, soggiunse:

— Ammiro l’alto concetto che tu hai dell’amore e credo che in quanto a certe prevenzioni... ostili, l’amore solo potrebbe fartele dimenticare.

— Oh! dimenticare, mai! Ho meditato molto quello che dico e ne sono convinta. Potrebbe trasformarmi forse... l’affetto sempre trasforma. Certe irrefrenabili passioni assoggettano qualche volta il nostro pensiero fino alla schiavitù. Ma per noi donne, non è sempre un’umiliazione, può essere anche una grandezza. In ogni modo sarebbe un impulso nostro, violento, non il preteso diritto d’un altro.

— Tu ammetti dunque questa completa dedizione che può tanto lusingare chi n’è l’oggetto?

— L’ammetto... senza desiderarla.

— La ragione è così fredda, Aennchen!

— No, Decio, non sempre. Io credo che soltanto l’amore che si spiega colla ragione possa essere immutabile.

Quel momento i loro sguardi s’incontrarono un po’ smarriti, quasi contenessero una mutua intensa domanda.

Anna si sentì turbata, s’alzò per accostarsi al parapetto della veranda, colse macchinalmente un gelsomino giallo che vi fioriva. Poi, odorandolo, disse piano: