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la fanciulla straniera 43


accompagnasse. Decio prese un pretesto per allontanarsi. Era cupo, concentrato e il silenzio della fanciulla e i suoi propositi di partenza evidentemente lo irritavano.

Solo una volta passandole accanto egli mormorò:

— Sei crudele, Aennchen.

Ella non potè rispondere. Sentiva che il cozzo delle loro due volontà era invincibile.

*

*  *

La notte fu grave per entrambi. Anna era ancora in camera quando le portarono la posta. Insieme a parecchie lettere vi era un fascio di bozze di stampa. Il direttore della Gartenlaube, cosa affatto eccezionale, mandandole egli stesso le prove delle Kinderszenen, l’ultimo lavoro in cui ella aveva raccolto con forma geniale i suoi studi sulle anime dei bambini sofferenti in un ospedale di Berlino, aggiungeva una parola di schietta lode per la verità di quei bozzetti della vita infantile, augurando che il plauso del mondo letterario la rendesse presto celebre come meritava. Anna sentì un brivido strano in tutta la persona, baciò con trasporto quella lettera, poi discese portandola seco come un talismano. Ella pensava, con un senso di tristezza, che Decio non le aveva mai realmente chiesto di leggere alcunchè di suo.

Sperò nondimeno di trovarlo nella sala da pranzo e di potergli in qualche modo parlare, ma, presago forse della risposta e risoluto di non transigere, il giovane alla colazione non si fece vedere.

Anna comprese allora d’aver tardato anche troppo, tornò nel gineceo e fatta una rapida risoluzione gli scrisse:


Caro cugino,

“Ho molto meditato e ho risolto. Ti sono riconoscente dell’affezione che hai voluto dimostrarmi e la cui dolcezza non dimenticherò mai, ma sento che io non saprei in alcun modo corrispondere all’ideale che ti sei fatto della donna, nè acconsentire alle restrizioni che tu domandi. La mia coscienza mi costringe di rinunziare a un sogno che poteva essere divino e che un fatale ostacolo disperde. Ti conceda la vita ogni più eletta felicità. Questo è il primo, l’ardente voto della tua

Aff.ma cugina
Anna de Wittov.