Pagina:Turco - Oro e orpello.djvu/11

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— O di giurare quando non ne vale la pena...

— Troppa modestia... — protestò Valdusa, — del resto, 10 non sono il solo scrupoloso, ce n’è degli altri... ma quelli, signorina, danno maggiore ascolto al loro esagerato amor proprio che alle attrattive d’una creatura gentile... — soggiunse egli, non temendo il confronto.

— Chi mai? — domandò Irene, con sùbito interesse.

— Ma! un mio vecchio amico, laggiù, che fa la parte di cariatide.

Valeria guardò in fondo alla sala e vide la. testa bruna di Stefanis che spiccava sullo sfondo chiaro d’una portiera.

— Ah! il dottore, — esclamò ella sorridendo — lo vedo spesso, ma sempre da lontano.

E nei suoi grandi occhi vellutati, passò un lampo strano che a Valdusa parve avere la stessa efficacia d’una scrollatina di spalle. In quel punto il marchese di Rivasanta la invitò per una mazurka, e il colloquio fu troncato.

Quando s’aprirono le porte del buffet, l’amabile padrona di casa cercò un momento opportuno per parlare con Valeria, e posando il suo bel braccio, tutto cerchiato di perle, su quello della fanciulla, la condusse seco in un gabinettino, parato ad arazzi dagli smorti colori, e illuminato da una lampada antica di ferro.

— Valeriuccia mia! — disse la marchesa, stringendo impetuosamente al cuore la sua amica, — avevo voglia di darti un bacio qui, in segreto, di dirti subito una cosa alla quale penso spesso per te, e che tu devi fare, perchè lo puoi...

— Non saprei — rispose Valeria sorridendo — dimmelo che ti ubbidirò.

— Se tu dovessi sposarti, un giorno — mormorò la giovane signora chinandosi quasi ‘all’orecchio della fanciulla, — sappi meditare saggiamente le tue inclinazioni, ma bada che il tuo cuore batta all’unisono con un altro cuore...

Nella voce velata, negli occhi umidi della marchesa, in quella sua effusione improvvisa, c’era una tristezza che commosse Valeria.

— Ma tu... — disse con coraggio la fanciulla, prendendole teneramente le mani — tu... non sei felice, Bianca?..

Benchè fossero state compagne di collegio, e sin dall’infanzia amiche e confidenti, la marchesa non rispose alla domanda.

— Non parliamo di me... — mormorò ella dopo un lungo silenzio, — il mio destino è gia fissato... e poi, tu lo sai, Giuliano è buono, molto buono, io lo stimo assai, lo rispetto, e provo per lui una fedele e sincera affezione. Non ero nel tuo caso io.... non potevo scegliere. Ma tu devi promettermi di seguire il voto dell’anima...