Pagina:Turco - Oro e orpello.djvu/13

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— Se la facoltà d’intuizione è un dono esclusivo del sesso gentile, sarò io troppo ardito se oserò lusingarmi che la signorina Stefanis mi conceda questa polka?

— Oh Dio! caro conte, come siete ricercato! — esclamò, ridendo, la marchesa, mentre Valeria accettava di buon grado l’invito del bel cavaliere.

II.

Più tardi, danzando il cotillon con un cugino di Rivasanta, Valeria si sovvenne tutt’a un tratto di Stefanis e, seguendo uno di quegl’impulsi che la sua tempra indipendente non era avvezza a reprimere, colse il destro d’una figura che la costringeva a scegliere un compagno mo. mentaneo e, lasciando da parte i signori che concorrevano @ quell’onore, ruppe le file, e, avvicinatasi con molta grazia al giovane medico, lo decorò d’un odoroso mazzolino di gaggie, ciò ch’equivaleva all’offerta di ballare con lei.

Al vedersela comparire dinanzi, il povero Stefanis fu preso da un abbagliamento, da una vertigine: volle proferire qualche parola e nulla disse. Sapeva benissimo che il cortese invito della signorina Muzio era uno scherzo, era il semplice adempimento d’una promessa fatta all’ospite e all’amica, ma non poteva rifiutarsi senza essere troppo sgarbato. Soltanto un leggero tremolîo delle labbra tradì la sua emozione. Egli piegò il capo, ringraziando con una certa dignità un po’ triste, poi prese Valeria tra le sue forti braccia, come un leggiadro fiore e la trasse seco in un vorticoso giro di waltzer.

Mentre Valeria tornava impassibile al suo posto, il cuore di Stefanis batteva, con violenza, facendo tremolare il mazzetto di gaggie puntato sulla marsina, e dentro, nel suo profondo, lo struggeva senza conforto, l’esaltata passione.

Ma un cameriere venne poco tempo dopo ad avvertirlo che lo si attendeva al letto d’un ammalato gravissimo. Richiamato, subito, da questa realtà dolorosa, alla coscienza del dovere, il giovane dominò, con un atto imperioso, il proprio affanno e s’affrettò ad abbandonare la festa che volgeva d’altronde allegramente al fine.

— Ho ballato sai, con quel tuo dottore, — disse Valeria accommiatandosi dalla marchesa, — è un bell’orso, cara, te l’assicuro, non m’ha rivolto una parola.

Chagrin d’amoureux, Valeria mia!

— Quale idea fantastica! — esclamò la fanciulla volgendosi a Valdusa che l’aspettava per porgerle la sua pelliccia di volpe azzurra.