Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/138

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136 discorso sul testo del poema di dante.

toccano pochi ad ogni terra ed età. Dall’altra parte, gli individui nati ed educati per essere anzi lettori che scrittori, vivono sempre infiniti; e l’esempio e l’ajuto de’ critici ne richiamano parecchi a’ libri preservati per molti secoli dal consenso del genere umano; ma che se non fossero meditati, si rimarrebbero anzi ammirati che intesi. Però chi potesse appurare a quanti individui l’uso dell’arte critica giovi, e a quale riesca peggio che inutile, s’avvedrebbe che danni e vantaggi si contrappesano. Tutto sta nello scopo al quale, negli scrittori primitivi segnatamente, vuol essere, e non fu sempre diretta.

II. Qui dov’io scrivo, le minuzie sono istituto di Università, dove inculcano doversi interpretare gli antichi in tutti i significati veri, probabili, immaginabili, e quanti ne stanno fra’ termini inconcepibili del possibile; per ciò che l’acume, l’ingegno e l’erudizione de’ critici gratifica i dotti di caldissima ammirazione.1 Daniele Uezio, mecenate malfortunato, e se ne pentì amaramente, delle illustrazioni tutte de’ classici per gli studj del Delfino di Francia,2 spendeva anch’ei molta parte della sua vita a far da commentatore, e stimò che i sudori assidui per trecento e più anni dopo il risorgimento delle lettere, avessero alloramai procacciato allori e riposi alla critica emendatrice3. Ma io vedo vivente e gloriosa la progenie di que’ valenti, i quali dal regno di Vespasiano in Roma al regno di Anastasio in Costantinopoli disossavano tutte le odi e i cori de’ Greci a ridurli alle strofe simmetriche delle nostre canzoni4. Il famosissimo de’ Bisantini aveva nome Eugenio Frigio; e le filologiche sue prodezze sono narrate da Svida. La posterità nomini i miei contemporanei; e di certo conoscerà i loro emuli: da che per quanto Orazio ridica alle scuole che Pindaro numeris fertur lege solutis, chi può dir quando si ristaranno mai dal provarsi a indurlo a cantare co’ ritornelli metastasiani? La filologia, che fa pompa del niente e nessun uso del poco che solo può dare e che le lettere le domandano, non è ella giuoco di penne e di menti inquiete insieme ed inerti? Pur anche in Inghilterra le Università hanno la loro plebe, e vuole ammirare —

Aut aliqua ratione alla ducuntur: ut omne
Humanum genus est avidum nimis auricularum.

Pur, da che la gioventù non gli ode spiegati da’ frati, gli scrittori Greci e Romani e gli antichi per lo più d’ogni popolo giovano alla repubblica: non perchè insegnino teorie di libertà

  1. Quarterly Review, vol. IV, pag. 109.
  2. Vel levius, quam putabam, tincli literis; vel impatientes laboris, quam mihi commoverant expectationem sui fefellerunt, (quid enim dissimulem?) adeo ut necquaquam par fuerit operum omnium dignitas. De Vita sua Com., pag. 288, Amstel., 1718.
  3. Loc. cit.
  4. In odeo molestos incidimus grammaticos qui lyricorum quaedam carmina in varias mensuras coegerunt. Quintiliano, lib. IX, 4.