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SUL TESTO DEL POEMA D’ DANTE. 223

futura grandezza di Cane della Scala, Dante aveva trentacin- qiie anni; e Cane non più di nove’. ISel gennajo del 1302, Dante fu condannato, e andò esule ^ Non s’armò, come narra Leonardo Aretino, a rientrare con gli altri fuorusciti in . Fi- renze ; * - anzi, « si oppose che non richiedessero di gente gli » amici nel verno , mostrando le ragioni del p cciolo frutto : » onde poi, venuta l’estate, non trovarono 1" amico com’egli » era disposto il verno; onde molto cdio ed ira ne portarono » a Dante; di che egli si parti da loro. E certo elli ne furono » morti e diserti in più parti grossamente, si quando elli ven- » nero alla cittade con li Romagnuoli, sì a piano, sì in più » luoghi, ed a Pistoja, e altrove \ » - Queste circostanze fu- rono preservate da tale che parlando di Giotto, morto nell336, scriveva: - « Fu ed è intra li pittori che gli uomini cono- » scono il più sommo ; * » - e alludendo a’ seguaci di Fra Dol- cino, condannati dal Santo Ufficio: - « E io scrittore ne vidi » de’ suoi ardere in Padova in numero di ventidue a una volta, » gente di vile condizione, idioti e villani; ® » - il che avve- niva fra il 1307 e 1308: ’ ond’ egli era sino d’allora in età da ricordarsi e osservare ciò che vedeva; e in un’altra occasione notò: - « To scrittore udii dire da Dante, che mai rima noi y> trasse a dire quello che aveva in suo proponimento, ma » eh’ elli molte e spesse volte facea li vocaboli dire nelle sue » rime altro che quello eh’ erano appo gli altri dicitori usati ^ di sprimere ’. » - Se questo commentatore non fu veramente, com’oggi è chiamato, « l’Anonimo Famigliare di Dante, » quasi tutte le sue chiose che mi è toccato di leggere lo fanno parere degno del nome : e degno d’ altro uso che la critica non n’ ha fatto, lasciandolo inedito per più secoli; ed ultimamente non fu stampato che per estratti. Ma di questo a suo luogo.

LXXXI. Le consulte e le pratiche della fazione cacciata da Fii’tnze, e nelle quali Dante non volle inframmettersi, comin- ciarono aed agitarsi subito dopo la sentenza di bando; e l’as- salto eh’ essi e i loro amici di Arezzo, di Pistoja e di Roma- gna portarono alle porte di Firenze a’ 20 di luglio nel 1304, fu sciaguratissimo e T ultimo ’. — Se gli amici e L’amico mento- vati dall’Anonimo, e che non mandarono ajuti, erano i Ghibel- lini Veronesi e il loro Signore; se Dante era deputato a ri- chiederli per una stagione, e perseverando nel suo consiglio, li chiese per 1’ altra, né poscia ottenendoli si rimase in Verona ;


1 Paradiso, XVIII,’ 79-8t.

t Senicnzà del comune di Firenze contro a Dnnln, riferita alla sez. XXXVIII.

3 Vita di Dante, pag. xiv, ediz Comìniana.

4 Chiose dell’An’ nimo, Paradiso, XVII, ediz. Fiorentina.

5 loi. Purgatorio, XI.

6 Chiose del l’Anonimo, Inferno, XXVII.

7 Muratori. Annali d’ Italia.

8 Chiose citate, Inferno, X.

9 Dino Compagni, lib. IH. — Gio. Villani, lib. Vili, cnp. 69.


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