Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/233

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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. ^l

Né le dottrine di Dante intorno :illa nobiltà favorivano i di- scendenti legittimi di quella casa; e di ciò, caso che non ab- biano altro da fare, lascerò giudici parecchi de’ regnanti a’ di nostri. Perchè volendo egli provare che chiunque deriva ride:i di nobile da’ vocaboli noto, e conoscere, fa risiedere la nobiltà non nell’anima, ma nel grido e nell’opinione della moltitudine, allega a modo d’esempi: - « Asdente, il calzolaio di Parma, « sarebbe più nobile che alcuno suo concittadino; e Alboino « della Scala sarebbe più nobile che Guido da Castello di Reg- « gio ’. » - Asdente è quell’ astrologo’ fra’ dannati,

Cile avere adeso al ciiojo ed allo spago Ora vorrebbe, ma tardi si pente -.

Guido da Castello di Reggio, è l’uno de’ tre specchj d’anime signorili antichi, viventi gravi d’età su la fine del secolo xiii, e ricordati nel luogo citato pur dianzi col buon Gherardo*. La chiosa storica di Benvenuto d’Imola chiamalo: - rimatore ele- gante - consigliere ottimo della patria fra torbidi cittadini - ospite liberale al Poeta *. - Il primo merito gli è negato da Dante, che non trovò fra’ Reggiani chi mai facesse versi né rime ". Il secondo gli è confermato ne’ versi : —

E Guido da Castel che me* si noma Francescamente il semplice Lombardo •.

Il terzo merito è dubbio. Non già perchè non sia verosimile che Dante, passando ramingo per molte città, non abbia dimo- rato talvolta anche sotto il tetto di Guido da Castello; bensì dalle memorie lasciate da tale che vide a quel tempo la corte degli Scaligeri, pare che Guido sia stato malfortunato anch’egli nella sua repubblica, e anch’egli ricorse per la sua salute in Verona;’ e dove già vecchio, deve essere stato conosciuto da Dante o verso gli ultimi anni di Bartolommco della Scala, o più veramente ne’ primi della signoria d’Alboino. Perchè a me pare che Dante intendesse di opporre la virtù malconosciuia di Guido, necessitoso d’ajuto, alla decantata liberalità d’Al- boino, che forse ignorava 1’ arte, non insegnata che dalla na- tura, e a pochissimi, di beneficare gli uomini alteri e non ob- bligarli ad essere ingrati. Fu questa per avventura l’origine del rancore di Dante, quand’anche senz’Alboino non gli man- cavano nomi ed esempj a illustrare le sue sentenze intorno alla nobiltà.


1 Convito, pag Sii.

2 Inferno, XX H9-12\

3 Vedi qui dietro, sez. LXL

4 Anliq. Hai, voi. l, pag. 1307.

5 Reoianornm nullum invenimus poetasse. — De Vula. Eloq., 1. 15,

6 Purgatorio, XVI, 126.

7 Gazzatta. Frammenti della Cronaca di Reggio, presso il Panciroll, Script Rerum Ilalicaium, voi. XVIIL


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