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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 285

bastato mezzo tanto di vita a trascriverli ? * Il canone critico, se pur è canone, di sospettare finzioni piuttosto ne’ fatti che nelle citazioni, a me pare assurdissimo. Se non che la pessima delle pratiche fu sempre questa, di applicare generalmente la ìegge medesima ad ogni scrittore, senza osservare i caratteri individuali che soli possono ammaestrarci ad aggiungere o to- gliere fede alle loro parole. Mario Filelfo attribuiva il suo pro- fluvio di penna anche a Dante; e recitando passi d’opere" non mai vedute né prima, né dopo, né in quell’età da veruno, ci- tava tuttavia d’invenzione anche le altre notissime a tutti. Or quanti si credono che una storia de’ Ghibellini sia storia com- posta da Dante, raffrontino il principio de’ trattati della Mo- narchia e della Volgare Eloquenza, com’ è citato da quel bio- grafo, e come sta nell’ originale e nelle antichissime traduzioni, e sospetteranno, non forse l’improvvisatore prevedesse e deri- desse fra cuore la buona fede de’ posteri eruditissimi.

CXXXIII. Cinquant’ anni forse innanzi al Filelfo, Leonardo Aretino non pare che risapesse notizia veruna da Leonardo Alighieri ; perchè anzi « gli mostrò le case de’ suoi antichi, e » diègli notizia di molte cose a lui incognite, per essersi stra- » nato lui e i suoi della città *. » Con Dante II, padre di que- sto Leonardo, non trovo chi si lodi di avere parlato; bensì di Pietro, figliuolo del Poeta, l’Aretino ricorda che « divenne va- » lente; e si fece grand’ uomo, studiando in legge;’ » - e il suo sepolcro n’ è testimonio :

Clauditur hic Petrus tumulatus corpore tetrus, Ast anima darà coeles’i fulget in ara : Nam plus et justus juvenis fuit atque vennstus, Ac in jure quoque simul iude peritai utroque *.

Dove questo figlio di Dante facesse studj di legge , l’Aretino sei tacque; ma il Filelfo , da impudentissimo , afferma eh’ ei gì’ incominciasse « in Firenze % » — dove non v’ ebbene prin- cipio pure d’ università, se non dieci anni innanzi che Pietro Alighieri morisse nel 1361; ® e già da quasi trent’ anni in- nanzi aveva dignità di giudice fra’ Veronesi ; ’ e non so che mai rivedesse la patria. Il suo fratello maggiore vi fu a rac- cogliere le reliquie dell’ eredità materna, o d’ alcun altro pa- rente; e come che il Filelfo lo vegga « morire in Roma per l’i « mal’ aria in ambasciata col padre sino dai 1301 % » i do-


1 storia Letteraria, voi. VI, pagg. il8, scgg.

2 Leonardo Aretino, Vita di Dante.

3 Loco citato, e riui dietro, sez. XCVIIT.

4 Dall’epilaflìo di Pietro Alighieri in Treviso. .

5 Presso il Pelli, png. 31, nota 4.

6 Matteo Villani, Storia, lib. I, cap. 8.

7 MalTei, Scrittori Veronesi.

8 Jacobus obiit Romae per aeris intemperiem, cum iUo profectut ést Pater orator, — Presso il Pelli e il Mehus, yàg, 35.


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