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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 361
da registrare nell’epoca seconda degli espositori. Sono abbon- danti e spesso eloquenti in via di disgressioni e racconti , per lo più, di memoria ; quasi avessero a cuore di ammaestrare, di dilettare i loro uditori , di comporre il numero di lezioni al quale s’erano obbligati, e di spendere in ciascheduna lezione il tempo richiesto dall’istituto delle loro cattedre. Dove sono veritieri, sembrano nuovi ; perchè studiano di amplificare fatti accennati da’ loro predecessori: fra’ quali, benché altri li noveri a decine , io non riconosco che Pietro Alighieri, e tre innanzi a lui, — Jacopo, suo fratello, l’Anonimo, e Jacopo della Lana: e sono per avventura tre ed uno.
CXCl. Perchè il Commento nominato Laneo, attribuito in pili libri a scrittori diversi, or mutilato, or interpolato, or tra- dotto in latino alla trista, e ritradotto in dialetti lombardi, — e cotale infatti si legge ne’ margini della Nidobeatina — giovò a presso che tutte le prime edizioni del Poema di Dante; e mi pare insieme il più breve e il più ricco ; ma della sincerità delle sue lezioni , come va per le stampe, chi mi assicura ? Raifrontando qua e là alcuni tratti, che non mi sembravano adulterati, alle chiose dell’Anonimo, venni in sospetto che l’uno e l’altro e il Commento ascritto a Jacopo di Dante appartenes- sero tutti a un solo scrittore. Ne’ primi tempi dell’Accademia della Crusca, l’Anonimo fu tenuto per Alberigo di Eosate; anzi , « coetaneo e forse famigliare di Dante ’. » Per la bontà della dicitura lo nominavano, quando il Buono e quando I’An- Tico, e poscia anche l’OrTiMo; e un testo a penna della biblio- teca Laurenziana somministrò esempj al Vocabolario ^. Pur anche intorno a quest’esemplare corrono dubbj ; poiché gli Ac- cademici antichi vi lessero le due prime Cantiche scritte d’una mano, e la terza d’un’ altra, dove dalla prima all’ultima carta i lor successori vi ritrovarono la stessa scrittura ’. Il loro prin- cipe accerta a ogni modo, che delle copie a penna ed a stampa d’esso Commento non era penuria; ch’egli n’aveva riscontrate diverse scorrette, tal più tal meno; che tuttavia nelle più di- ligenti la lingua peccava , — « avendo ella spesse fiate , per » nostro credere , assai più del grammaticale ( per chiamarlo » cosi) che quella d’altri libri d^l medesimo tempo: di che, » avendo riguardo al soggetto, è l’Autore degno di molta » scusa » — « Costui fu un Messer Jacopo della Lana cittadin » Bolognese, non Alberigo di Rosate da Bergamo, famoso Dot- » tor di Leggi. » — 11 fatto è manifestissimo, e non ci ha » luogo il quistionare: poiché del detto Alberigo il latino » Commento traslatato da quel volgare, ancora oggi è in essere, » ed hanno una copia a penna il Pinello di qualche antichità,
1 I Deputati alla correzione del Decamerone, nel Proemio delle Annolazioni.
2 Tavola delle abbreviature, dietro il Vocabolario della Crusca. Com. Dant,
3 Tavola citala, nota 73.
Sb^