Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/370

Da Wikisource.

DISCORSO SUL TESTO BEL POEMA DI DANTE.

jnscole. Cosi la natura gretta dell’avaro Roberto di Napoli, chiamata parca da Dante, fu poscia tenuta, e dall’Aldo, e dal- l’Accademia della Crusca e dal Volpi, per una delle tre Parche. CXCVI. Le varianti della terza specie, le quali sgorgarono dalla penna di Dante, sono assai meno enigmatiche delle molte simili "alla lezione spuria « correggere » de’ copiatori; e meno semplici di quelle che, come tant’ altre glosse, limitarono i si- gnificati profondi della difesa di Dio^ alle idee troppo precise di giudicio o vendetta. I gradi di valore d’ ogni lezione spet- tante all’Autore bastano difficilmente a determinare la scelta. E davvero, se quelle glosse latine non apparissero in alcuni codici, chi avrebbe voluto presumere eh’ ei non abbia scritto in diversi tempi e vendetta, e giudicio, e difesa? E spesso è probabile che sovrapponesse varie parole 1’ una all’ altra , e ritenesse due o tre perplesse lezioni, finché potesse decidere. Chi sapesse quale fu l’ultima delle adottate da esso, e non la prescegliesse anche a danno dell’untca, la quale paresse ottima, peccherebbe di arroganza e di mala fede. Ma da che s’ ha da stare a’ rischj dell’ indovinare, la cagione della poesia giusti- fichi la proscrizione delle prosaiche. Se nel secondo di questi versi s’ abbia da scrivere o — mondo — col Lombardi — o come sta nella Volgata :

Di cui la fama ancor nel mondo dura E durerà quanto il moto lontana ’.

ardono guerre; anzi intendo che questa lezione, inseguita fino nel santuario della Crusca, fu sacrificata sotto gli occhi degli Accademici. Neil’ altra risplende il merito di non mendicare ajuto da’ chiosatori. Né la ripetizione di Mondo mi muove, per- chè anzi è desiderata dalla ripetizione del verbo; scuzachè si fatti scrupoli le più volte vanno lasciati alle menti poetiche de’ giornalisti. Gli esempj addotti di lontano per Hngo, benché siano pochissimi, a me basterebbero; se non mi giovasse d’in- tendere la parola nel suo diretto significato , non per trovare lunghezza e larghezza di spazio, bensì lontananza e continuità di viaggio, che rende più immagine di qualunque dimensione, per quanto immensa ella siasi. La durata contemporanea della fama di Virgilio e del mondo conferisce al sublime, richia- mando la mente all’ eternità della materia e del tempo che Dante aveva trovato fra le teorie d’Aristotile. Se non che la filosofia peripatetica a’ tempi e negli studj del Poeta, e la pla- tonica, furono da lui, siccome molti secoli innanzi e dopo, e anche oggi, interpretate &i che prestassero fondamenti alle spe- culazioni teologiche. Dopo queste opinioni mie, trovo che la lezione — mondo — « fu rivendicata e difesa nel quinto vp- » lume della Proposta di Correzioni ed aggiunte al Vocahoìario


1 Inferno, II, 59-60.


DISCORDO