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Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/388

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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. bastano ad accertarlo del secolo d'ogni scrittura. Ma sono di- vari permanenti nelle carte; arrivano a' posteri; e si lasciano raffrontare dall'occhio. Non così l'orecchio; capricciosissimo, perchè raccoglie involontario, istantaneo e di necessità tutti i suoni ; e gli organi della voce gli sono connessi , cooperanti passivi, e meccanici imitatori : e però niun uomo cresce muto se non perchè nasce sordissimo. Di quanto dunque più preste e più varie e più impercettibili che la scrittura non saranno le alterazioni della pronunzia? Ma si rimutano senza che mai lascino, non pure le forme delineate come re' vocaboli scritti , ma né una lontana reminiscenza. Or chi mai fra' posteri potrà rintracciarle se non con l'orecchio? e dove le troverà egli? Ridomandandole all'aria, che se le porta? o al tempo che torna a ingombrare 1' orecchio di nuovi sonni ? ALLAGHIERI, com' ei scrivevalo, e poscia ALIGIERI, ALLEGHIERI, ALL'GHERI, suona egli lungo breve nella penultima? or è Alighieri; ma in Verona s' è fatto sdrucciolo, Aligeri. Certo se gli arcavoli ri- suscitassero in qualunque città, penerebbero ad intendere i loro nepoti. �CCXI. Ma per ciò che i Fiorentini di padre in figlio conti- nuarono a ingojare vocali, o rincalzarle raddoppiando conso- nanti , l'Accademia ideò che quel vezzo fosse nato a un parto co' loro vocaboli '. Pur è sempre accidente più tardo; anzi co- mune ed inevitabile a ogni lingua parlata: e tutti i popoli con l'andare degli anni , per affrettare e battere la pronunzia, scemano modulazioni , perchè sono molli e più lunghe ; e le articolazioni riescono vibrate insieme e spedite. De' Greci , è detto; e più numero tuttavia di vocali scrivono gli Inglesi, e pare che parlino quasi non avessero che alfabeto di consonanti : ma chi ne' loro j^oeti antichi leggesse all'uso moderno, non troverebbe versi né rime. Né credo che altri possa additare poesia di gente veruna ove i fondatori della lingua scritta non si siano dilettati di melodia, e che non vi dominassero le vo- cali ; e che poi non si diminuissero digradando. Anche nella prosodia latina, che era meno primitiva e tolta di pianta da' Greci, e in idioma più forte di consonanti finali, regge l'osservazione; ed anche nelle reliquie di Ennio pochissime, pur le battute de' ventiquattro tempi dell'esametro sulle vocali per via d'iato sono moltissime ; e spesse in Lucilio ; e parecchie in Lucrezio ; non rare in Catullo; non più di sette, che io me ne ricordi, in Virgilio ; e una sola in Orazio ; né forse una in Ovidio. Or altri Teda se sa mai trovarne una sola in Lucano e negli altri tutti congegnatori intemperanti di consonanze fino allo strepitosissimo Claudiano? Ben diresti che ih Divina Commedia .sia stata verseggiata studiosamente a vocali. Ma che le mo- dulazioni non prevalessero alle articolazioni de' versi, avveniva ���1 Avvertimenti della lingua, voi. Il, pagg. 129-16*>, ediz. Mil. de' Classici. ���