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48 ultime lettere d'jacopo ortis.

d’Odoardo — ma non so come si possa starle lontano un solo giorno di più! — Andrò dunque ognor più lusingandomi per tracannarmi poscia la mortale bevanda che mi sarò io medesimo preparata?

11 aprile.

Ella sedeva sopra un sofà, di rimpetto alla finestra delle colline, osservando le nuvole che passeggiavano per l’ampiezza del cielo. — Vedete, mi disse, quell’azzurro profondo! — Io le stava accanto muto muto, con gli occhi fissi su la sua mano che tenea socchiuso un libricciuolo. — Io non so come — ma non mi avvidi che la tempesta cominciava a muggire dal settentrione, e atterrava le piante più giovani. — Poveri arbuscelli! esclamò Teresa. — Mi scossi. S’addensavano le tenebre della notte, che i lampi rendeano più negre. Diluviava, tuonava. — Poco dopo vidi le finestre chiuse, e i lumi nella stanza. Il ragazzo per far ciò ch’ei soleva fare tutte le sere e temendo del mal-tempo, venne a rapirci lo spettacolo della natura adirata; e Teresa che stava sopra pensiero, non se ne accorse e lo lasciò fare.

Le tolsi di mano il libro e aprendolo a caso, lessi:

«La tenera Gliceria lasciò su queste mie labbra l’estremo sospiro! Con Gliceria ho perduto tutto quello ch’io poteva mai perdere. La sua fossa è il solo palmo di terra ch’io degni di chiamar mio. Niuno, fuori di me, ne sa il luogo. L’ho coperta di folti rosaj, i quali fioriscono come un giorno fioriva il suo volto, e diffondono la fragranza soave che spirava il suo seno. Ogni anno nel mese delle rose io visito il sacro boschetto. Siedo su quel cumulo di terra che serba le sue ossa; colgo una rosa, e — sto meditando: Tal tu fiorivi un dì! E sfoglio quella rosa, e la sparpaglio — e mi rammento quel dolce sogno de’ nostri amori. O mia Gliceria, ove sei tu? una lagrima cade su l’erba che spunta su la sepoltura, e appaga l’ombra amorosa».

Tacqui. — Perchè non leggete? diss’ella sospirando e guardandomi. Io rileggeva: e tornando a proferire nuovamente: Tal tu fiorivi un dì! la mia voce soffocata si arresta; una lagrima di Teresa grondò su la mia mano che stringeva la sua.

17 aprile.

Ti risovviene di quella giovinetta che, quattro anni fa, villeggiava appiè di queste colline? Era la innamorata del nostro Olivo P***, e tu sai come impoverì, nè potè più averla in isposa. Oggi io l’ho riveduta maritata a un titolato, parente della famiglia T***. Passando per le sue possessioni, venne a visitare Teresa. Io sedeva per terra sovra il tappeto, e attentissimo all’esemplare della mia Isabellina che scorbiaval’ab-