Pagina:Un giovinetto di Canzano.djvu/17

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Le disfiorate guance. Oggi deh vieni
A me, dolce Maria! ch’oltre l’usato
25Raggiante io ti vedrò nel più bel giorno
De le allegrezze tue..... Deh tu, sorella,
Per me al tempio ti affretta, e là ripeti
L’affettüoso prego..... — Oh! tu fuor d’uso
Mi guardi, e taci.....? — Come allato a un’urna
30Sculta s’atteggia una pietosa immago,
Che al sasso tien le luci opache e sparse
Di due ghiacciate lagrime; a tal guisa
Stava Lauretta al suon de le parole.
     Se pia credenza al ver non ménte, ogn’anno,
35Quando ritorna il dì che per le vôlte
De’ templi echeggia = Assunta Ella è in Empiro =,
Maria, quasi a diletto di quel Sole
Che in Lei sua luce ascose, il trïonfale
Ascendimento rinnovella, e scanno
40A’ suoi piè fa la stessa nugoletta
Che biancheggiò quel giorno, e gli astri stessi
Le fan corona, e gli angioli e il concento
Che benedice a Dio: allor le porte
S’apron del Paradiso; allora ’ncontro
45A Lei fassi ’l Figliuolo; e mentre all’aura
Del Paracleto il suo fulgor s’avviva,
Dal più sublime e puro arco de’ cieli
Le onnipotenti sempiterne braccia
Apre il gran Padre al glorïoso amplesso.
     50Ma l’ora è già che del salir la festa
Per mezzo al luminoso aer s’incominci;
Già muovon l’ali, già toccan le cetre,
Quasi preludïando il dolce canto
Gli ardenti Serafini. A un lieve inchino