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storia del topo, e gli tornò alla memoria quel verso:

Un topolino di testa leggiera....

Ah, era proprio lui quel topolino! O Dodò, Dodò! come avevi ragione!

I dentini gli battevano, non più per la gioia, ma per il freddo e per lo spavento.... Sentiva di non aver più nulla da sperare, e le sue sofferenze, a mano a mano che il tempo passava, diventavano così acute, da fargli quasi invidiare la sorte del povero topino della rimessa.

Doveva esser notte tarda. Gli parve di addormentarsi e di tornar a sognare. Intese distintamente la Rita chiamare con voce di pianto:

— Moschino! Moschino! Dove sei, Moschino mio? —

Ma la suppose una cara, un’ultima illusione della sua fantasia.

Come credere, ormai, alla salvezza? Se