Pagina:Una famiglia di topi.djvu/66

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capitolo quarto. 57


Il buon Bellino, ancor tutto tremante per i morsi e le canzonature, badava a lacerare della carta, a tirare ora qua ora là della tela, rassegnato, ormai, a ubbidire a quell’aristocratico di Dodò, e a quel prepotente di Moschino.

Rita e Nello, a volte, udivano tutto il diavoleto che succedeva nella canestra dove i piccoli gridi di Bellino erano acuti; e, accorrendo a separare i contendenti e a metter la pace, capivano benissimo di che si trattava, pur non intendendo la lingua topesca.

— Picchiano ancora quel povero servo sciocco! — esclamava la contessa commiserando il protetto di Rita, ma divertita e interessata dal diverso carattere di ciascun individuo di quella bizzarra famiglia di topi.

Ninì, fra tutti, era davvero la più seria e malinconica. Fin da piccolina non ischerzava mai di suo, ma si faceva trascinar qualche volta dall’allegria de’ suoi fratelli. Il cappuccio