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capitolo quarto. | 63 |
mal avvezzo, che gli piantava in viso i suoi occhiolini furbi, per iscoprire se gli sarebbero capitate delle tirate d’orecchi o delle carezze.
Quando il topino ebbe pensato un po’, parve buttarsi al partito di trattar il conte come trattava la Rita, e subito si mise furiosamente a baciarlo, a baciarlo, senza lasciargli tempo di dire una parola. Con uno zampino gli sollevava un baffo, con l’altro s’attaccava al labbro per meglio fargli sentire la sua linguina....
― Così ― pensava ― non avrà cuore di dirmi nulla.
― È un amore, Moschino! ― dichiarò il conte ridendo. ― Quante marachelle non sono assolte, quando il perdono è chiesto con tanta buona grazia e con tanto spirito! ― E disse alla contessa, che assentiva a quelle parole: ― Questo topo, mia cara, è il più fino diplomatico ch’io abbia conosciuto. ―