Pagina:Una sfida al Polo.djvu/108

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102 capitolo viii.

l’orda, invece di diminuire, continua ad ingrossare, malgrado i grandi vuoti che abbiamo fatto?

— Che sia la foresta preferita dai lupi questa, signor Gastone?

— Parrebbe.

— Mi dispiace consumare tante munizioni. Dobbiamo serbarne anche per gli orsi bianchi.

— Non temete: ne abbiamo una grossa provvista.

— Ed allora avanti. Pum!... Patatum!... Come cadono bene!... Ottime armi questi mauser!... I boeri avevano ragione a provarli contro i miei compatriotti in cambio dei loro vecchissimi röers.

— Chiacchierate troppo, Walter, — disse il canadese. — Guardate invece Dik: non pronuncia una parola, ma ammazza invece continuamente.

— È vero, signor Gastone. Ah!... I signori dal pelame grigio o nero si sono finalmente accorti che fa un po’ troppo caldo qui!... Ah!... Miei cari gentlemen dei boschi nevosi, non conoscete ancora la portata delle nostre armi.

Più indietro, più indietro se volete salvare la pelle. —

I lupi, che erano spaventosamente aumentati, poichè ne giungevano sempre, attirati dagli spari e dagli appelli disperati dei loro compagni, dopo un furioso assalto spinto perfino dentro lo chassis dell’automobile, avevano rotto le loro file e si erano dispersi, arrestandosi a cento o centocinquanta passi dal treno.

Si erano divisi in gruppetti di quattro o cinque, cercando di ripararsi dietro gli enormi tronchi dei pini bianchi e rossi, assolutamente impenetrabili anche alle palle dei mauser.

Avevano però formato una specie di cerchio irregolare intorno alle due vetture, in modo da impedire ogni fuga.

Alcuni, più furbi, si erano rifugiati sotto lo chassis della