Pagina:Una sfida al Polo.djvu/122

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116 capitolo ix.


— Infatti mi hanno detto che la maggior parte degli esploratori polari sono morti di fame.

— Purtroppo, — rispose il canadese.

Issarono, non senza grandi sforzi, il wapiti sul carrozzone, poi l’automobile riprese la corsa attraverso la sconfinata pianura bianca.

Il freddo era sempre intensissimo, malgrado che il sole, molto pallido a dire il vero, si fosse aperto un varco fra le nuvole sempre gravide di neve.

Sopra l’automobile sfilavano, di quando in quando, lunghissime file di volatili diretti verso il sud, in cerca d’un clima più mite.

Erano corvi di mare, oche selvatiche, anitre e stormi immensi di gru. Doveva fare un bel freddo sulla baia di Hudson.

— Essi scappano e noi invece saliamo verso il nord, — disse lo studente, il quale si era provato a sparare qualche colpo senza buon successo però, data la grande altezza. — Se incontrate quel caro yankee ditegli che siamo già vicini al Polo.

A proposito, che sia già partito o che stia ancora sospirando sotto le finestre di miss Ellen?

— Suppongo che sia già in viaggio, — rispose il canadese.

— Che lo incontriamo in qualche luogo?

— Forse nelle vicinanze del Polo, se entrambi riusciremo a giungervi. Come vi ho detto mi si disse che invece di seguire le coste occidentali della grande baia si sarebbe tenuto verso quelle orientali per raggiungere al più presto la Groenlandia, terra che io invece non conto affatto di toccare.

Noi saliremo direttamente fino alla terra di Grant, passando sempre attraverso le isole.