Pagina:Una sfida al Polo.djvu/21

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una partita di “boxe„ 15

By-good!... Qualcuno di noi deve ben essere il più forte e strappare la vittoria.

— Quando vorrete, signor mio, — rispose il canadese, il quale si stava facendo stropicciare i muscoli delle braccia dal suo partner, che era stato anche il suo maestro.

Miss Ellen, aprite gli occhi allora e non perdete un colpo, poichè voi sola sarete giudice competente. —

La giovane abbozzò un sorriso di soddisfazione, staccò le mani dal volante e dopo essersi ravviata, con una mossa brusca, i biondi capelli, s’alzò in piedi.

Miss Ellen, — disse a sua volta il canadese, — voi mantenete sempre il vostro giuramento?

— Più che mai, — rispose la giovane americana. — La mia mano apparterrà al vincitore.

— Grazie, miss. Signor Torpon, vi aspetto. —

I due partners si trassero da parte e levarono dalla tasca il loro cronometro d’oro, per la ripresa dei cinque minuti.

Il canadese e l’americano s’inchinarono dinanzi a miss Ellen e si mossero incontro stringendosi la mano all’americana, vale a dire a rischio di disarticolarsi le braccia, mentre i diecimila spettatori prorompevano in un ultimo e più rimbombante hurràh.

Si erano messi in guardia, coi pugni ben postati all’altezza del viso, fortemente appoggiati sulla gamba destra, in una posizione la quale dimostrava come entrambi dovessero conoscere profondamente la terribile e pericolosissima arte della boxe.

Gli hurràh erano bruscamente cessati. Un profondo silenzio regnava nella pista, rotto solo dal soffio affannoso dell’automobile di miss Ellen Perkins.

Si sarebbe detto che tutte quelle persone non respiravano più. I due campioni si guardarono per alcuni istanti nel bianco degli occhi, poi l’americano fece il primo passo tirando al ca-